{{IMG_SX}}Arcore, 20 aprile 2008  - Alla fine Umberto Bossi sarà ministro. Le possibilità, alla vigilia del vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi e la Lega, erano davvero minime e vedevano il Senatur inquadrato nella casella della vicepresidenza del Consiglio, al fianco di Gianni Letta. Invece, dopo due ore di riunione a Villa San Martino, il leader del Carroccio è stato il primo a lasciare la residenza del Cavaliere e col consueto pugno alzato delle grandi occasioni si è lasciato andare ad un liberatorio "E' andata!" davanti alle telecamere. Non concede altro ai cronisti ma la soddisfazione gli si legge in faccia.


Una soddisfazione che, si apprende qualche ora dopo da fonti leghiste, non vuol dire la tanto agognata presidenza della Regione Lombardia per Roberto Castelli. Per lo meno non ancora.
Quello è un nodo ancora da sciogliere domani nel corso dell'incontro tra il premier in pectore e l'attuale inquilino del Pirellone Roberto Formigoni. La soddisfazione di Bossi è per la poltrona del ministero delle Riforme, quella che fino a pochi giorni dalle elezioni Berlusconi metteva in dubbio potesse andare al Senatur per le sue precarie condizioni di salute. Invece sarà proprio il leader della Lega a tornare ad occuparsi di Federalismo, tema vitale per il Carroccio.


Per il resto la delegazione leghista del prossimo governo Berlusconi sarà composta da Roberto Calderoli vicepremier, dal giovane veneto Luca Zaia al ministero dell'Agricoltura e Roberto Maroni al Viminale. Una poltrona questa non ancora certissima.


Starebbe allo stesso Maroni infatti, fanno sapere da via Bellerio, scegliere tra il ministero dell'Interno e quello delle Attività produttive, quest'ultimo potenziato da una serie di deleghe prima scorporate. Una decisione probabilmente subordinata al nodo ancora da sciogliere sul futuro di Formigoni. Il governatore lombardo chiede con insistenza la presidenza del Senato che però sembra ancora, a quanto si apprende da fonti azzurre, una poltrona blindatissima per il forzista Renato Schifani.


Nel pomeriggio, prima dell'inizio del vertice, era circolata la voce dal Carroccio che fosse più vicino per Formigoni lo scranno più alto di Palazzo Madama e che al fedelissimo Schifani spettasse un ministero di peso. Visto che la Farnesina è saldamente occupata da Franco Frattini, l'unico sarebbe il Viminale per ora assegnato a Maroni, ma con riserva. Una riserva che potrebbe essere sciolta domani dopo l'incontro tra Formigoni e Berlusconi.

 

Fonti vicine al presidente lombardo non escludono che il governatore ciellino possa ancora lasciare la sua poltrona in cambio della seconda carica dello Stato e fanno notare che all'appello della compagine leghista che compone il puzzle governativo manca ancora Roberto Castelli, in pole proprio per la successione del Pirellone.