{{IMG_SX}}ROMA, 23 marzo 2008- DIMEZZARE gli stipendi dei parlamentari e portarli a livello della media europea. L’ultima proposta di Walter Veltroni, lanciata e ripetuta in tutte le salse, ha riaperto (se mai si era chiusa) la partita dei costi (eccessivi) della politica e delle ricette per tagliarli. Ma quanto sono pagati in Francia o in Germania (o negli Usa) i politici? Quale sarebbe, insomma, la decurtazione alla quale andrebbero incontro i nostri?

 

A offrire un quadro aggiornato sulle ‘onorevoli retribuzioni’ è Carlo D’Ippoliti, un giovane ricercatore della Sapienza e della Luiss, che su incarico del capogruppo della RnP, Roberto Villetti, ha fatto i conti in tasca agli inquilini del Palazzo nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti.

 


Così, dalla comparazione delle retribuzioni monetarie in senso stretto percepite dalle più importanti ‘figure’ politiche e istituzionali, si scopre che esiste una certa omogeneità tra i maggiori Paesi europei, sia pure con evidenti e significative eccezioni. Balza agli occhi il dato che i parlamentari italiani ‘guadagnano’ (come vera e propria indennità) il doppio o quasi di quelli inglesi e molto più di quelli francesi. Rispetto alla Germania, però, l’Italia presenterebbe parlamentari meno pagati e ministri meglio retribuiti. I rappresentanti italiani al Parlamento europeo, peraltro, stanno meglio di tutti.


A conti fatti, su valori non troppo distanti si collocano anche le retribuzioni negli Stati Uniti, con la comprensibile eccezione del Presidente, che, a fronte di responsabilità ben superiori alla maggior parte dei capi di Stato europei, riceve una retribuzione quasi doppia. La Francia, invece, sembrerebbe essere il Paese in assoluto dalle più basse retribuzioni dei politici a livello nazionale, con l’eccezione dei ben pagati Primo ministro e Presidente della Repubblica (che però fino a ottobre 2007 aveva una retribuzione di soli 85.000 euro annui).

 

Se il confronto si fermasse qui, sarebbe, però, monco. E per questo il condizionale è d’obbligo. Una parte non trascurabile degli ‘stipendi’ dei politici è costituita, infatti, da benefici accessori, monetari e non. Per questi ultimi, in particolare, è difficile effettuare una comparazione ragionevole. Basti osservare, per esempio, che negli Stati Uniti i membri del Congresso dispongono di mezzi ben superiori ai colleghi europei, in termini di beni e servizi utilizzabili per l’attività parlamentare.

IL CONFRONTO, invece, può essere esteso alle integrazioni monetarie all’indennità di base. E allora, come emerge dai dati della tabella, sommando tutte le diverse voci monetarie, avremmo un sostanziale allineamento degli stipendi dei parlamentari in Europa.Scendendo nel dettaglio, la più rilevante voce di compenso monetario non incluso nella retribuzione è generalmente il rimborso spese per l’assunzione di collaboratori, che varia dai circa 50.000 euro l’anno in Italia ai 160.000 euro in Germania.

È molto rilevante notare che tale compenso è pagato direttamente (ed esclusivamente) ai collaboratori in Germania, mentre è trasferito al parlamentare o al gruppo, senza obbligo di rendicontazione, in Francia. In quest’ultimo caso — si osserva nello studio di D’Ippoliti — è difficile non considerare le relative voci tra le retribuzioni del parlamentare e/o il finanziamento del pruppo parlamentare e, dunque, del partito.

 

In Italia, la voce è stata ormai definitivamente trasformata in un «rimborso per mantenere il rapporto tra eletto ed elettori», forse anche per aggirare l’imbarazzante problema delle retribuzioni effettive dei collaboratori parlamentari e del loro numero, largamente inferiore a quello ipoteticamente riconosciuto dal rimborso.