{{IMG_SX}}Roma, 25 febbraio 2008 - Il senatore Sergio De Gregorio è indagato per corruzione in relazione al contratto stipulato tra Forza Italia e l'associazione 'Italiani nel mondo' con il quale la prima si sarebbe impegnata a sostenere finanziariamente la seconda.

L'indagine, partita da Napoli, è stata trasmessa per competenza nella capitale. Roma, probabilmente, è il luogo dove si sarebbe firmato l'accordo. A Piazzale Clodio, però, prima di affrontare il merito della vicenda giudiziaria, si vuole risolvere la questione di dove debba effettivamente radicarsi la competenza. Per la Procura della capitale, infatti, non è pacifico che debba essere Roma ad indagare.


Stando ai primi accertamenti, ci sarebbe stato un passaggio di danaro tra FI e il movimento di De Gregorio, per portarlo nelle file dell'opposizione, minando così la tenuta della maggioranza di centrosinistra.


Il contratto venne trovato nel corso di una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta della Procura partenopea che ha coinvolto De Gregorio per riciclaggio. Per il senatore, quell'accordo è, invece, un atto solenne, regolarmente depositato presso la presidenza del consiglio dei ministri e nel quale si stabilisce che Italiani nel Mondo, su richiesta di Berlusconi, viene riconosciuta come forza politica con propria identità e riceve regolarmente finanziamenti da Forza Italia.


Rapporti trasparenti, quindi, e nessun contratto privatistico.

 

GIUSTIZIA A OROLOGERIA

"L'abitudine al lancio indiscriminato di veleni indirizzati ad arte per indebolire la posizione politica di questo o quel parlamentare, si riaffaccia anche in questo scampolo di Seconda Repubblica, in cui il cambiamento non vale per il metodo". Così il presidente della commissione Difesa del Senato, Sergio De Gregorio, reagisce alla notizia dell'indagine per corruzione aperta nei suoi confronti e condotta dalla Procura di Roma per un presunto finanziamento al movimento politico «Italiani nel mondo» da parte di Forza Italia.


"Devo precisare -aggiunge De Gregorio- che su questo argomento ho già rilasciato interrogatorio spontaneo alla Procura di Napoli, segnalando l'altissimo valore politico dell'accordo federativo tra Forza Italia e Italiani nel mondo. Non si tratta, ovviamente, come erroneamente si sostiene, di un finanziamento all'associazione Italiani nel mondo, ma al movimento politico; accordo peraltro regolarmente dichiarato alla presidenza della Camera come tanti altri trascritti ufficialmente agli atti di quell'autorevole organismo".


"La Procura di Napoli ha già da tempo indirizzato per competenza a quella di Roma le carte relative alla vicenda. E nulla collega questo interesse giudiziario a quello della Procura partenopea, alla quale -come sempre- mi sono spontaneamente presentato per fornire chiarimenti. Il magistrato di Roma, quindi, è in possesso di tutti gli elementi per stabilire se l'accordo federativo tra Forza Italia e Italiani nel mondo sia frutto di corruzione o rappresenti, invece, come ho sostenuto con forza nell'interrogatorio, l'atto di riconoscimento di una politica capace di attrarre consensi in Italia e all'estero e che il presidente Silvio Berlusconi -conclude De Gregorio- ha voluto indicare come parte di una coalizione che mi auguro avrà ruolo di governo, dopo il 14 aprile.

 

"Fortemente sospetta la tempistica: a me sembrava, ma forse mi sbaglio, che la Procura di Napoli fosse indirizzata ad archiviare un'accusa che non trova sostanza nè nei fatti, nè nella sequenza temporale della loro esposizione giudiziaria. Faccio presente che l'invito a Italiani nel mondo a entrare nella Cdl fu rivolto pubblicamente da Berlusconi a Reggio Calabria alla vigilia delle amministrative del 2007".
"Quanto ai veleni -conclude De Gregorio- sono d'accordo con Fabrizio Cicchitto: non sta alle Procure scegliere i candidati per le elezioni politiche".