{{IMG_SX}}Bologna, 20 febbraio 2008 - SI DICE endorsement: è un termine che è diventato di moda da quando, due anni fa, il direttore del «Corriere», Paolo Mieli, si dichiarò esplicitamente a favore del centrosinistra. Non so cosa pensiate voi, ma credo che, questa volta, via Solferino non si pronuncerà: con quello che capitò allora, in termini anche di copie perse e di pronostici che si sono poi rivelati non del tutto azzeccati, per quel quotidiano sarebbe masochistico prendere posizione a favore dell’uno o dell’altro dei grandi contendenti. Per il nostro giornale il problema non si pone neppure perché la parola endorsement non piace e ricorda tanto l’outing che ha un significato simile, soprattutto per quanto riguarda le proprie abitudini sessuali, con un senso di forzato e di quasi obbligato. Già due anni fa scrivemmo che avremmo lasciato i nostri lettori liberi di decidere nel solco dell’autonomia e dell’indipendenza di giudizio che ci ha tramandato Giovanni Spadolini.

 

Intendiamoci, anche noi abbiamo le nostre idee e le esprimiamo serenamente, ma non abbiamo poi la pretesa di condizionare coloro che ci leggono e che debbono avere la possibilità di darci ragione o torto con un sondaggio infallibile, le vendite in edicola del giornale: «tertium non datur». Nessun pressante invito da parte nostra, quindi: nei due mesi scarsi che ci separano dal voto cercheremo di offrire una panoramica completa di quello che dobbiamo purtroppo definire il teatrino della politica, fornendo, in qualche modo, gli strumenti giusti per farvi decidere al meglio.

 

Con una sola preghiera, anzi due: a differenza del «Corriere», le nostre sono soltanto preghierine della sera. La prima riguarda le molte sirene dell’antipolitica che invitano i cittadini a disertare le elezioni del 13 e 14 aprile in segno di protesta contro il Palazzo che ha contribuito a ridurre l’Italia in condizioni oggettivamente penose: non bastava Grillo a scaldare gli animi del non-voto, ora si è espresso anche Fiorello anche se ieri ha parzialmente smentito il suo j’accuse via radio contro la Casta.

 

E’ vero, questa classe politica non merita quasi nulla e più volte il nostro giornale ha denunciato la situazione di malessere e di disagio economico di tantissime famiglie. Ma proprio perché bisogna voltare pagina, è indispensabile che gli italiani facciano sentire davvero la loro voce e non abdichino agli altri, compreso il solo atout che hanno ancora in mano: il diritto al voto. La seconda preghiera riguarda i partitini che restano in lizza. Nei giorni scorsi abbiamo registrato un fatto importante: che, cioè, nonostante una pessima legge elettorale, le grandi manovre in corso hanno cominciato a fare piazza pulita dei tanti nanetti che hanno finito per rendere ingovernabile il Paese. Proprio per assecondare tale trend, bisognerebbe che il voto del 13 e 14 aprile non si disperdesse in rivoli e rivoletti ma si concentrasse solo sui big o presunti tali. Toccando ovviamente ferro: gli italiani non possono più permettersi un’altra legislatura breve che non decide.