{{IMG_SX}}Milano, 18 febbraio 2008 - Gli ex vertici di Unipol, Giovanni Cnsorte e Ivano Sacchetti, hanno avviato delle trattative con la procura di Milano per definire un patteggiamento in relazione ad alcuni dei reati che gli sono stati contestati nell'ambito del Caso Antonveneta. Si tratta, in particolare, dei reati di appropriazione indebita per circa 50 mln ai danni di Opa e Gp e della contestazione di truffa ai danni dello Stato.Quanto alle altre accuse, e cioè l'associazione a delinquere finalizzata all'aggiotaggio e l'ostacolo agli organismi di vigilanza, sia Consorte che Sacchetti si dichiarano innocenti e affronteranno il procedimento con rito ordinario.


"Sulla base degli atti della Pubblica accusa - spiega l'avvocato Filippo Sgubbi - abbiamo dimostrato l'assoluta estraneità sia di Consorte che di Sacchetti per gli altri reati. Già in sede di udienza preliminare abbiamo chiesto il proscioglimento. Quanto alla vicenda specifica relativa alla mancata scalata all'Antonveneta, Consorte ha spiegato la sua totale estraneità a qualsiasi patto o accordo con Giampiero Fiorani o altri".

 

Un atteggiamento, quello di Consorte, che segna una svolta nella strategia processuale, finora orientata ad affrontare tutte le accuse in dibattimento. A darne una spiegazione è stato lo stesso ex presidente della compagnia di assicurazioni, presente in aula per completare il suo interrogatorio iniziato nelle udienze precedenti, davanti al gup Luigi Varanelli: "Quando un samurai in guerra viene abbandonato dagli amici, è saggio che si ritiri su posizioni più caute". Fuor di metafora, Consorte ha spiegato che "sto lavorando da lunedì al venerdì per dare vita ad un nuovo gruppo e questo procedimento rischia di durare sei-sette anni: di qui, la scelta di patteggiare una parte delle accuse".