{{IMG_SX}}Roma, 3 dicembre 2007 - Tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni in questo momento "c'e' una coincidenza di obiettivi". E' il Cavaliere stesso, in un'intervista ad Affaritaliani.it a descrivere in questi termini il dialogo che si e' aperto con il leader del Pd.

 

"Entrambi- dice Berlusconi- vogliamo un bipolarismo di sostanza. Un forte partito da una parte e un forte partito dall'altra, come tra i popolari e i socialisti di Zapatero in Spagna, i laburisti e i conservatori in Inghilterra, i socialdemocratici e i cristianodemocratici in Germania".


Veltroni in particolare secondo l'ex premier "ha interesse ad affrancarsi dall'abbraccio mortale dell'estrema sinistra. Sicche' il suo Pd pareggia il conto con il blocco liberale del nostro Popolo della liberta'. In sostanza si vuol procedere entrambi sul modello delle grandi democrazie europee: un bipolarismo vero, libero da veti e ricatti".


Al giornalista che gli chiede se l'accordo prevede la riforma elettorale e poi il voto, Berlusconi ammette che "su questo si sono manifestate tesi contrapposte tra me e Veltroni. Noi abbiamo detto prima e ripetuto nel corso dell'incontro con i vertici del Pd: si fa la nuova legge elettorale e poi si va a elezioni anticipate. Ma Veltroni invece vuole, prima di andare al voto, non solo la riforma elettorale, ma anche le riforme istituzionali e dei regolamenti parlamentari". Insomma, conclude "su questo non ci siamo accordati".

 

RUTELLI: DI LUI NON MI FIDO

"Le riforma si fanno col governo Prodi. Dopo, non vedo altro ma la parola andrebbe al Capo dello Stato", dice Rutelli rispondendo alla domanda se un'eventuale crisi di governo dovrebbe portare a un governo istituzionale. Intervistato dal 'Corriere della serà, il vicepremier e ministro dei Beni culturali non nasconde invece di non fidarsi troppo di Silvio Berlusconi come interlocutore sulla riforma elettorale.

 
"A luglio - spiega - Berlusconi mi disse di essere favorevole al sistema tedesco. A settembre si dichiarò totalmente contrario. Una settimana fa ha detto nuovamente di sì. Oggi pare abbia cambiato idea di nuovo, ma il sistema elettorale va riformato nell'interesse generale, non secondo interessi settimanali. Altrimenti - avverte - si producono leggi-porcata come la Calderoli, non difesa neppure da chi l'ha votata".

 

Rutelli ricorda che "Prodi sente e incontra quotidianamente i leader di tutta la coalizione e giustamente ha ricordato di esserne il garante. Se vorrà riunire tutta la comitiva siamo pronti". Un concetto che si ritrova nel passaggio in cui il vicepremier osserva che "siamo tutti a remare sulla stessa barca. È evidente che da metà ottobre c'è un partito nuovo che si fa sentire, dunque c'è un altro centro di iniziativa oltre a palazzo Chigi. Ma finora Prodi e Veltroni si sono aiutati a vicenda e non vedo motivo perchè accada il contrario".

 
Dunque, a chi (il Prc) parla di verifiche, appoggio esterno, rimpasto,
Rutelli manda a dire "ma non sarebbe l'ora di innovare questo lessico politico della Prima Repubblica", pur garantendo che "comunque, sulle eventuali riunioni di gennaio sarà Prodi a consultare e decidere".
Riforme, allora a cominciare da quella elettorale secondo il sistema tedesco che «è bipolare ma non costringe a subire il ricatto delle minoranze. Con lo sbarramento ci saranno 5o 6 partiti, non 55 come oggi".