{{IMG_SX}}Roma, 13 novembre 2007 - Primo scivolone di maggioranza e governo in Senato sulla Finanziaria. Con nove voti di scarto (161 sì, 152 no e 3 astenuti) è passato in mattinata un emendamento di An che aumenta i fondi per gli assegni di ricerca: Unione e esecutivo sono stati battuti a palazzo Madama per la prima volta dall'inizio delle votazioni.

 

Andare sotto una volta è normale, commenta il premier Romano Prodi, dichiarandosi fiducioso sul voto finale di domani. "Che su emendamenti molto particolari e specifici la maggioranza vada sotto - dice Prodi - mi sembra non sia un elemento straordinario. L'importante è il voto finale: abbiamo preparato tutto bene, sono fiducioso".

 

Con la Cdl hanno votato Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, ma anche Domenico Fisichella del gruppo Misto, e i due dissidenti di sinistra Fernando Rossi, Franco Turigliatto. Si sono invece astenuti, ma al Senato le astensioni equivalgono a voti contrari, i tre senatori socialisti (Angius, Barbieri e Montalbano), mentre Roberto Manzione sembra non abbia proprio preso parte al voto.

 


Nomi che appartengono a diverse anime dell`Unione, ma rientrano quasi tutte nella categoria dei `sorvegliati` speciali in vista del voto finale di domani. A cominciare da Lamberto Dini, considerato il numero uno dei 'corteggiati' da Berlusconi e che ancora oggi continua a dire di avere "mani libere".

La pattuglia del presidente della commissione Esteri conta su altri due senatori: Giuseppe Scalera e Natale D`Amico. Di `peso` anche il voto di Domenico Fisichella: ex An, eletto nelle fila dell`Ulivo ed entrato nel Misto dopo la nascita del Pd, finora ha continuato a garantire il suo sostegno alla maggioranza, non rinunciando però in alcune occasioni a `lanciare dei segnali`, scegliendo l`astensione, anziché il voto contrario.

 

Il governo minimizza l'incidente. "Non c'è assolutamente motivo per mettere la fiducia - afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti - su oltre 400 votazioni con una maggioranza esigua al Senato" andare sotto "mi pare che sia del tutto normale e possibile se si accetta un confronto parlamentare".

L'accaduto "non ha nessun significato politico - commenta anche il sottosegretario Giampaolo D'Andrea - anche se c'è stato il soccorso di alcuni esponenti della maggioranza, poi però la maggioranza ha votato tutto l'articolo così emendato".

 


Soddisfatto, invece, Giuseppe Valditara, firmatario dell'emendamento. "E' una grande vittoria per l'Università italiana. Si premia il merito, si privilegia la qualità dei giovani che si impegnano nella ricerca, finora dimenticata e vituperata dal governo di centrosinistra, che oggi siamo riusciti a battere nell'Aula del Senato".

La norma approvata prevede di incrementare l'assegno di dottorato di ricerca aumentando di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2009 e 2010 il Fondo di finanziamento ordinario.

 

Brivido in Aula anche sulla 'class action'. Sulla proposta dell'opposizione di accantonamento è stata approvata grazie al voto determinante del diniano Giuseppe Scalera. E al non voto del senatore, Roberto Barbieri (Cs), che non era presente in Aula. Con la maggioranza hanno invece votato Dini e Natale D'Amico.

 

Prendendo la parola in Aula, il ministro della Giustizia, pur dichiarandosi favorevole all'introduzione nell'ordinamento italiano dell'azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori, ha espresso "forti perplessità" sull'inserimento della materia in Finanziaria, rimettendosi all'Assemblea.

 

Tra le principali novità approvate nel corso della mattina da palazzo Madama, l'abolizione (dopo il braccio di ferro dei giorni scorsi fra governo e Ragioneria generale dello Stato sulla copertura) dei ticket sanitari da 10 euro sulle visite specialistiche e la diagnostica. Stralciata, invece, la norma (proposta da Manzione e già approvata in commissione Bilancio) che prevede l'obbligo per il medico di base di prescrivere per i medicinali di fascia C (a totale carico dei consumatori) il solo principio attivo del farmaco.

 

Forte delusione del senatore Manzione che afferma: "E' il segno evidente che le lobby hanno colpito anche nel centrosinistra". Sì anche alle risorse per il Protocollo del welfare.