{{IMG_SX}}Roma, 20 luglio 2007 - Criticare un avversario politico dandogli del fascista non è reato. Farlo gratuitamente con un cittadino "è certamente offensivo". E' come dirgli "arrogante e provocatore".

 

A pochi giorni dalla sentenza che ha legittimato il 'vaffa...' nel linguaggio politico, la Corte di cassazione torna nuovamente sul tema sdoganando, questa volta, critiche molto forti. Infatti con la sentenza 29433 di oggi ha annullato la condanna emessa dalla Corte d'Appello di Catanzaro, con formula piena "perché il fatto non costituisce reato" a un consigliere comunale di Crotone che, nel corso di una seduta, aveva dato del fascista al primo cittadino.

 

Anche il Tribunale di Crotone lo aveva condannato per l'epiteto fascista mentre lo aveva assolto per gli altri appellativi usati nel corso della tavola rotonda: traditore, squallido, arrogante. Contro la condanna di secondo grado il consigliere ha fatto ricorso in Cassazione e lo ha vinto in pieno. La chiave di lettura nella vicenda sta nella critica politica che, in questi casi, funge da vera e propria scriminante.

 

"Con il termine fascista - hanno messo nero su bianco i giudici della V sezione penale - non si fa altro che richiamare una ideologia e una prassi politica che è stata in passato propria di molti italiani, che ha caratterizzato per un ventennio del secolo scorso il governo del paese e che, peraltro, trova ancora oggi espliciti sostenitori". Ma non è finita qui.

 

"Sul piano politico con l'uso di tale termine si intende stigmatizzare, da parte degli avversari politici, un comportamento ritenuto arrogante ed antidemocratico, improntato cioè a scarso rispetto nei confronti degli oppositori politici, oltre che reazionario nelle scelte di politica sociale. E' un termine che - continua ancora il collegio di 'Piazza Cavour' - sinteticamente ed efficacemente consente di esprimere una valutazione complessiva sull'operato di un pubblico amministratore ed il giudizio negativo che sottende è facilmente comprensibile anche per i comuni cittadino perché l'esperienza del ventennio del secolo scorso dominata dall'ideologia fascista è ancora viva nel ricordo di molti italiani. Non vi è dubbio, quindi, che tale termine non può essere considerato un'ingiuria, ma deve essere ritenuto come espressione di una critica politica, certo assai aspra, ma del tutto legittima".

 

Sul fronte dei comuni cittadini, che non svolgono attività politica, le cose non stanno così. I giudici di 'Piazza Cavour', infatti, hanno precisato che "dare gratuitamente del fascista ad un comune cittadino è certamente offensivo perché mira a dipingere lo stesso come arrogante e prevaricatore, ma riferirlo ad un politico che, peraltro, esercita rilevanti poteri pubblici è espressione di critica".