{{IMG_SX}}Milano, 11 giugno 2007 - E' vero che la lotta al sommerso e l'emersione del lavoro nero sono indispensabili, come detto dal ministro dell'Economia Padoa Schioppa, per potere procedere a una riduzione delle tasse, ma è altrettanto vero che "è uno scandalo che in Italia solo lo 0,8% dichiari al fisco più di 100 mila euro all'anno". Così il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, alla assemblea annuale di Assolombarda a Milano.

 

Secondo Montezemolo questa 'incongruenza' "è uno scandalo e un dato con cui dobbiamo civilmente confrontarci". "L'Italia - ha poi aggiunto - è un paese con una pressione fiscale troppo elevata sulle spalle dei cittadini e in Europa è quello in cui dove le imprese pagano di più. Dobbiamo quindi riflettere anche su chi paga veramente le tasse".  

 

Gli imprenditori italiani sono disponibili a rinunciare ai 6 miliardi di incentivi percepiti a vario titolo, in cambio di una riduzione di 5 punti e mezzo dell'Ires. Lo ha affermato il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, sostenendo però di non aver ricevuto alcuna risposta in merito da parte del governo.


«Abbiamo detto di essere disponibili a uno scambio - ha affermato oggi intervenendo all'assemblea di Assolombarda - rinunciamo a quasi 6 miliardi di incentivi che vengono distribuiti alle imprese a livello locale e statale, come peraltro avviene anche negli altri paesi europei, per ottenere in cambio una riduzione dell'Ires di punti percentuali e mezzo. Non abbiamo avuto nessuna risposta, solo critiche alle imprese che hanno la pancia piena; continuando a ragionare in questo modo però non andremo lontano».

 

LE RISSE DEL PALAZZO

Una politica fatta di «risse e alterchi», distante dal paese e dai cittadini che sono costretti «a fare da soli» senza che qualcuno indichi gli obiettivi di fondo. È il quadro tracciato dal presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che oggi all'assemblea di Assolombarda è tornato a parlare dei problemi della riforma della politica e della «distanza abissale» con il paese.


«C'è questo grande malessere del Nord - attacca Montezemolo - causato dalla distanza abissale tra le istanze dei cittadini e le risposte della politica. Con questo vuoto non vogliamo che l'Italia diventi il paese del fai da te, dove tutti fanno del loro meglio ma senza obiettivi e temi di fondo, che deve indicare la politica. Avremmo gli italiani senza avere l'Italia».

 

È una politica, insiste, «spesso fatta di risse e alterchi, dichiarazioni irresponsabili, divisioni su tutto e su tutti, una politica che dà la sensazione di voler conservare il potere, ma perde il paese». In concreto «sono venuti al pettine i nodi di 15 anni di non scelte, e il paese è bloccato».

Avanti quindi con la «riforma delle riforme», quella dello Stato, perchè «non possiamo avere una macchina così pesante e complicata, non possiamo guidarla neanche con un pilota abile». Tra le riforme indispensabili «bisogna rivedere la Costituzione, affrontare il tema della leadership, dei poteri del presidente del Consiglio, del federalismo fiscale, della riforma elettorale, che deve consentire di scegliere chi va in Parlamento senza liste preconfezionate».

 

 "Mi dispiace che dalla maggioranza e dall'opposizione - ha detto Montezemolo - vengano degli atteggiamenti contro le liberalizzazioni, la cultura del mercato e quella della concorrenza. Quando noi imprenditori abbiamo un solo sogno, che vinca il principio del merito".


Montezemolo ha ribadito che in Italia stanno venendo al pettine dei nodi irrisolti derivanti da troppi anni di non scelte: "Noi imprenditori abbiamo il dovere e il diritto di stimolare la politica e dare un supporto affinché il vuoto così grande nato tra Paese reale e mondo politico si riduca. Ci sono dei temi di fondo che non sono corporativi, non di destra né di sinistra e dopo troppi anni di non scelte stanno venendo al pettine".

 

Tra questi la scuola, le infrastrutture, il problema di un'economia che non cresce, cresce troppo poco, la innovazione carente, l'eccessiva presenza dello Stato sul territorio. In definitiva, serve "una riforma dello Stato coraggiosa, un accordo che faccia sedere attorno a un tavolo la politica. Poi, una riforma elettorale che ridia ai cittadini perlomeno la funzione essenziale di poter scegliere i propri eletti".