Che fine ha fatto Beppe Maniglia? Oppure, parafrasando il titolo di un capolavoro di Robert Zemeckis di 35 anni fa, c'è qualcuno che lo ha incastrato? Ai bolognesi manca uno dei loro simboli, il longevo artista di strada, virtuoso della chitarra elettrica, che per 40 anni ha suonato ininterrottamente all'ombra del Nettuno, travolto dall'amore dei suoi fan. Poi nel 2016 la rottura con il Comune, con la sua Harley Davidson portata via con il carroattrezzi e quella musica che è finita di colpo. Non è terminato però l'amore di chi gli ha voluto sempre bene, e lui lo ricorda nel podcast de 'Il Resto di Bologna' che ripercorre praticamente tutta la sua vita. Fino a oggi. "Mi piacerebbe tornare a suonare - spiega Maniglia, 80 anni l'anno prossimo -, mi manca non lavorare, per me Piazza Maggiore era tutto. Spero di poter tornare in teatro con due opere liriche scritte da me. Come vivo? Dignitosamente, come sempre, ma da sei anni non suono più e per questo devo ringraziare chi ha messo i bastoni tra le ruote. E le cinque cause con il Comune di Bologna le ho vinte tutte".
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