Paralimpiadi, Zakia Khodadadi è in salvo: l'atleta afghana accolta dall'Australia

Sta a lei decidere: è ancora in tempo per partecipare agli incontri di Tokyo 2020. E' stato concesso un visto a lei e a un gruppo di altri sportivi, soprattutto donne. Vito Dell'Aquila: "Troppo contento"

  Zakia Khudadadi e Vito Dell'Aquila

Zakia Khudadadi e Vito Dell'Aquila

Sidney, 24 agosto 2021 - "Lasciatemi andare a Tokyo: è il mio sogno", aveva pregato Zakia Khodadadi, 23 anni, taekwondoka paralimpica afghana, il 17 agosto. E oggi quel sogno è vicinissimo a realizzarsi: Zakia, la cui partecipazione ai Giochi è stata impedita dall'invasione dei talebani a Kabul, è ora in salvo nelle mani degli australiani, afferma una nota dell'Aips, l'associazione mondiale della stampa sportiva. Con lei anche il discobolo paralimpico  Hossain Rasouli.

Zakia è la prima donna afghana a coltivare il sogno di partecipare alle paralimpiadi: adesso è ancora in tempo per farlo, tutto dipende da lei. Intanto la sua vita è al sicuro, lontano dall'orrore talebano. Gli incontri di Taekwondo sono in programma a Tokyo tra il 2 e il 4 settembre: Zakia potrebbe partecipare come componente della squadra dei rifugiati.

L'appello della giovane atleta alla comunità internazionale, fatto attraverso l'Ansa e rilanciato il  giorno dopo dal New York Times, è diventato un caso internazionale. L'Australia ha concesso un visto a lei e a un gruppo di altri sportivi, soprattutto donne, ora al sicuro e forse già in volo dopo l'ingresso all'aeroporto di Kabul. La Abc precisa che le atlete sono state portate a Dubai, da dove verranno poi imbarcate per l'Australia con visti umanitari.  Non è escluso che a bordo possano esserci anche le calciatrici afghane.

Vito Dell'Aquila: troppo contento

Immediata la reazione di gioia di Vito Dell'Aquila, taekwondoka 21enne e primo oro olimpico italiano a Tokyo: "Sono troppo contento che siano riusciti a portare fuori da Kabul Zakia: ora spero che possa realizzare il suo sogno di andare a Tokyo e partecipare alle Paralimpiadi". E continua: "Spero che tantissime altre ragazze riescano a salvarsi da questa bruttissima situazione. E per Zakia spero possa realizzare i suoi sogni, a cominciare da quello di partecipare a Tokyo".

La missione di salvataggio

La missione di salvataggio è stata coordinata da un piccolo gruppo di ex sportivi, tra cui l'ex olimpionica canadese e avvocata a Sydney Nikki Dryden, che ha raccolto i dossier degli atleti a rischio. Quello di Zakia era stato seguito anche dalla federtaekwondo italiana e dal comitato paralimpico italiano.

L'accesso all'aeroporto internazionale di Kabul non è stato semplice. Da quando è stata issata la bandiera talebana sui palazzi del potere, lo scalo si è trasformato in un fortino occidentale assediato da afghani disperati. I paralimpici ieri si sono separati dal resto del gruppo, con il rischio di perdere la possibilità di accedere al terminal. Per ben due volte sono stati respinti ai cancelli e Zakia, anche con post sui social, ha manifestato tutta la sua disperazione.  Ma infine, con l'intervento del governo australiano, sono riusciti ad accedere. E la felicità della ragazza è tutta in una foto scattata insieme ai suoi accompagnatori e ai militari australiani.

Timori di ritorsioni

L'appello dell'atleta 23enne era forte: "La mia famiglia è in una situazione molto brutta. Siamo tutti sotto il controllo dei talebani e questo è un grande incubo". Il timore era che con l'esplosione del suo caso i talebani potessero darle la caccia. Poi un pensiero al duro lavoro che l'ha vista impegnata negli ultimi anni, seguendo il mito di Rohullah Nikpai, unico afghano nella storia a essere andato a medaglie alle Olimpiadi, proprio nel taekwondo. "Mi sono allenata duramente per le Olimpiadi, ma al momento non ho nemmeno la sicurezza della vita, figuriamoci della competizione".

La federazione italiana taekwondo

"È una notizia che ci riempie di gioia", esulta Angelo Cito, presidente della federazione italiana taekwondo. "È stata un'operazione riservata, con l'obiettivo di portare in salvo gli atleti senza mettere a rischio le famiglie", ha aggiunto Cito, riferendosi alle azioni intraprese dalla Fita e dal comitato paralimpico italiano, che dopo l'appello al mondo lanciato da Zakia hanno attivato rispettivamente la federazione mondiale e il comitato paralimpico internazionale, che hanno confezionato il dossier poi raccolto dall'Australia. "Sono stati giorni terribili - aggiunge Cito, che in questi giorni si è tenuto in contatto costante con i suoi referenti - E terribile è quello che stanno vivendo tutti in Afghanistan, donne e bambini soprattutto: tutti quelli che possono devono dare un contributo, e il mondo dello sport in questo ha saputo mobilitarsi".