Mercoledì 24 Aprile 2024

Giulia Ghiretti sorride alle sfide. "Olimpiadi, arrivo"

La 25enne nuotatrice paralimpica sarà a Tokyo 2020: "Voglio essere un esempio"

Giulia Ghiretti, 25 anni, campionessa paralimpica di nuoto

Giulia Ghiretti, 25 anni, campionessa paralimpica di nuoto

Parma, 13 ottobre 2019 - Le tante medaglie vinte sono in una scatola di cartone. Quasi nascoste. Nella sua camera, che divide con la sorella, l’unico vezzo è una grande foto sopra il letto dove fa uno dei suoi sorrisi più belli. In piscina. Giulia Ghiretti, 25 anni di Parma, campionessa paralimpica di nuoto, sorride: "Sono fatta così, non amo mostrarmi. Però l’argento e il bronzo di Rio glieli voglio far vedere...". Giulia sfreccia sulla sedia a rotelle su cui è costretta da quando ha 16 anni, dopo un incidente sul trampolino elastico. Basta qualche secondo e apre due cofanetti con il logo delle Olimpiadi 2016: "Le piacciono?", m’incalza. E prima che io risponda è già nell’altra stanza a preparare il caffè.

Basta parlare con Giulia per qualche minuto per rendersi subito conto che non conosce la rabbia. Giulia, comunque vada, sorride. Quando parla, quando nuota, quando scherza con sua sorella Anna o col fratello Pietro nella casa di famiglia di San Ruffino, a pochi passi da Parma. Qui, nel cuore dell’Emilia, è nata. E ritorna sempre, tutti i weekend, quando lascia Milano dove studia ingegneria biomedica. Mamma insegnante e padre responsabile qualità di un’azienda della zona, Giulia nella vita ha deciso di combattere. In piscina, dove sta preparando la sua seconda Olimpiade, Tokyo 2020. Ma non solo. Per lei prendere un bus o un treno, andare a teatro o al ristorante può risultare complicato. "Provo sempre a fare tutto. Se non ci riesco chiedo aiuto. Ma in genere ce la faccio. Vuole vedere come salgo sul letto?".

Giulia, come fa a essere così forte?

"Io, forte? Ma no. Sto su questa sedia, ma ormai per me è la normalità. Forse a volte esagero anche... la settimana scorsa ho comprato un biglietto per andare a teatro. Mi sono dimenticata di avvertire che ero in sedia a rotelle e quando sono arrivata alla biglietteria c’è stato il panico: non c’erano più posti per quelli come me"

E quindi com’è andata a finire?

"Ho visto lo spettacolo... La mia famiglia da quando ho avuto l’incidente mi ha sempre detto: ‘Non rinunciare, troviamo un modo per farlo’".

La seconda vita dopo l’incidente com’è?

"Non faccio distinzioni tra il prima e il dopo. Mi sono fatta male durante l’allenamento di trampolino elastico, mentre eseguivo un salto semplicissimo. Era il 4 gennaio 2010: ricordo l’ambulanza, i miei allenatori, io che mi sveglio, non sento più le gambe e voglio tossire, ma non ci riesco".

Si è resa conto subito di che cosa era successo?

"Sì. E ho chiesto subito a mia mamma: tornerò a saltare? E riuscirò a finire la scuola?".

Ha mai pensato ‘perché proprio a me’?

"No. Ho preferito reagire: ho seguito le lezioni su Skype, così non ho perso l’anno al liceo. Non ho avuto tempo di commiserarmi".

La ginnastica, però, la odierà...

"No. Guardo sempre le gare in tv. Rifarei tutto. Anzi, dico sempre: meno male che mi sono fatta male mentre facevo qualcosa che mi piaceva. Trovarsi in sedia a rotelle per un incidente sarebbe stato peggio...".

Come sono arrivate la piscina, le gare, le medaglie?

"So nuotare da quando ho 4 anni, ma non amavo la piscina. Poi, durante la riabilitazione, ho capito che poteva diventare il mio sport. Però volevo gareggiare, così i miei genitori hanno aperto una società per farmi nuotare".

Cosa rappresenta il nuoto?

"Mi permette di essere libera. In acqua siamo solo io e il mio corpo. Questo mi piace moltissimo, anche se non è sempre facile. Lo sport paralimpico è conosciuto, ma c’è ancora tanto da fare".

Ora l’obiettivo è Tokyo 2020: si sta preparando?

"A Tokyo ci vado! Mi sveglio presto e mi alleno dalle 6.30 alle 8.30. Poi faccio un’ora di palestra e il pomeriggio in vasca per altre 2 ore".

E tra dieci anni? Sempre in piscina?

"Non lo so. Quello che voglio è essere un esempio. Non perché sono brava, ma perché posso aiutare gli altri a dire: ce la possiamo fare".

Oggi che cosa le manca?

"Andare in moto, anche se ho un quad. E... un fidanzato. Ma anche i miei fratelli sono single: sarà un problema di famiglia?".