"È una favola a cui ho saputo credere, perché a Cortina dopo l'infortunio sembrava un sogno andato in fumo". Un argento che consegna Sofia Goggia alla leggenda, non certo per il colore della medaglia, ma per come è maturato. Le Olimpiadi invernali 23 giorni fa sembravano un miraggio. Lesione parziale del legamento del ginocchio sinistro già operato nel 2013 e piccola frattura al perone. Difficile già stare in piedi, con un referto del genere. E invece no, nessuno ha voluto fermare il sogno di Sofia. Una possibilità c'era, si poteva fare. "Ringrazio i medici che mi hanno detto se ci credi davvero puoi farcela - racconta oggi l'azzurra ai microfoni Rai - e si sono presi la responsabilità di farmi gareggiare. E ringrazio quanti in questi giorni mi hanno sostenuto, la medaglia è anche vostra. Mi dispiace un pochino per l'oro, ma più di così non potevo fare". Non mancano i complimenti alla Suter comunque, che l'ha battuta per 16 centesimi. "Per il valore soggettivo, è l'impresa più bella della carriera, per l'oggettività del colore delle medaglie no, ma per quello che c'è dietro sicuramente sì".
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Il racconto delle ultime tre settimane è un misto di emozioni e angoscia. "Quando la squadra partiva per i Giochi io ero in palestra e avevo il magone, le lacrime agli occhi", dice la campionessa di Bergamo. "Lo so, parliamo di sci, ma dopo Cortina è stata davvero dura - aggiunge -. Mi ripetevo se riesco a superare la prova e ritrovare confidenza sugli sci la gara poi non sarà difficile. E infatti la parte dura è stata prima, riprendermi dall'infortunio". Poi la neve, la rinuncia al Super-G, le prove e una discesa libera dove poteva arrivare anche l'oro. "Avrei firmato per una medaglia - spiega Goggia - grazie a tutti quelli che ci hanno creduto e mi hanno inondato di messaggi". Infine, il retroscena: "Prima di partire ho dato un bacino alla medaglia di Pyeongchang e l'ho separata da tutte le altre dei mondiali, sperando di riempire quello spazietto...". Missione compiuta, quello "spazietto" nella storia dello sci, che già si era guadagnata a suon di imprese, oggi è ancora più grande.