Olimpiadi invernali: i 5 momenti indelebili. Da Alberto Tomba a Tonya Harding

Storie simbolo dei Giochi. Alcune note, altre meno

Tonya Harding e Nancy Kerrigan a Lillehammer (Archivio)

Tonya Harding e Nancy Kerrigan a Lillehammer (Archivio)

I momenti rimasti impressi nella memoria dei Giochi Olimpici invernali sono molteplici, ne citiamo solo alcuni.

A Garmisch-Partenkirchen 1936 si chiuse per esempio la parabola unica di Sonja Henie, norvegese di 150cm per 44 kg, già presente, nemmeno 12enne, a Chamonix 1924 (e ultima…), poi trionfatrice nelle successive tre edizioni nel pattinaggio artistico. Proprio in Germania arriva il tris mai più ripetuto nemmeno a livello maschile da nessuno e successivamente, a 23 anni, Sonja chiude la carriera, passa professionista e si trasferisce a Hollywood, dedicandosi al cinema e agli spettacoli sul ghiaccio, in una vita avventurosa, un po' dissoluta, e nemmeno troppo estranea, si dice, a forti simpatie per Hitler e il nazismo; vita stroncata però da una leucemia a 56 anni.

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A Lake Placid 1980 un 21enne americano del Wisconsin, Eric Arthur Heiden, compie un'impresa mai più ripetuta dopo, vincendo tutte e cinque le gare in programma nel pattinaggio di velocità su ghiaccio (pista lunga), dai 500m ai 10.000m. In quella stessa edizione dei Giochi, Beth Heiden, sua sorella, agguanta un bronzo nei 3.000m, dando così alla famiglia Heiden un insolito primato, visto che da sola conquista metà delle medaglie vinte dagli Stati Uniti in quell'edizione. Heiden diventerà poi ciclista professionista nella 7 Eleven di Bauer e Hampsten (primo americano a vincere il Giro d'Italia, nel 1988) e infine medico ortopedico che lavorerà per la squadra nazionale statunitense a Salt Lake City 2002.

Sempre a Lake Placid 1980 arriva il successo non previsto della Nazionale a stelle e strisce di hockey su ghiaccio, una formazione di giovanotti sostanzialmente estranea al grande mondo professionistico di questo sport. L'autore del gol decisivo per il 4-3 in rimonta sull'Unione Sovietica (ma servirà poi il sofferto successo sulla Finlandia per l'oro, in un girone conclusivo all'italiana), nonché capitano della giovane squadra, si chiama Mike Eruzione, ed è un oriundo italiano. «Do you believe in miracles?», sentenzia il telecronista americano Al Michaels in diretta sull'ABC Television, anticipando un film di successo dal titolo “Miracle on Ice”. E pensare che USA e URSS si erano esibiti al Madison Square Garden di New York, per una partita amichevole, solo pochi giorni prima delle Olimpiadi e con i sovietici usciti vincitori per 10-3! Chiamati poi alla Casa Bianca del presidente Jimmy Carter, orgogliosissimo di loro, gli hockeisti statunitensi saranno testimoni della prima dichiarazione formale concernente il boicottaggio ai successivi Giochi estivi di Mosca 1980.

Il 27 febbraio 1988 Alberto Tomba, bolognese di Castel de' Britti, frazione collinare di San Lazzaro di Savena, riesce in una doppia impresa: bissare il titolo olimpico già vinto in gigante, a soli 21 anni, e... fermare il Festival di Sanremo. Tra le 21,50 e le 21,59, infatti, nessuno si esibisce sul palco, ma vengono trasmesse in diretta le ultime discese dello slalom speciale maschile, con telecronaca di Marco Franzelli da studio, mentre Alfredo Pigna è in diretta da Calgary su RaiTre. Venticinque milioni di italiani rimangono incollati al televisore, e non succederà mai più.

Sei gennaio 1994: la pattinatrice sul ghiaccio Nancy Kerrigan ha da poco ultimato il suo allenamento alla Cobo Arena di Detroit in preparazione dei Giochi Olimpici di Lillehammer, quando viene raggiunta da un aggressore che le assesta un terribile colpo al ginocchio destro con una sbarra di metallo. Il malvivente, tale Shane Shant, si scoprirà in seguito essere stato assoldato da Jeff Gillooly, nient’altro che il marito di Tonya Harding, connazionale nonché rivale numero uno sul ghiaccio della Kerrigan.

Tonya Harding è uno dei personaggi sportivi più controversi della storia, la bad girl d'America per eccellenza: prima pattinatrice statunitense a eseguire il proibitivo triplo axel in una competizione ufficiale, ma al contempo atleta con le peggiori frequentazioni di sempre al di fuori dello sport. La Harding ammetterà di essere stata a conoscenza delle intenzioni del marito, pur avendo negato di aver pianificato l’aggressione; la Federazione statunitense proverà in ogni modo a escluderla dai Giochi, ma a seguito della minaccia di intentare una causa milionaria, sarà costretta a convocare la pattinatrice.

Il febbraio successivo in Norvegia andrà così in scena la sfida all’OK Corral tra la fidanzatina d’America Kerrigan - tornata in piena forma a tempo record - e la teppistella Harding, seguita da milioni di media: il resto appartiene alla storia a cinque cerchi e riferisce di una meritatissima medaglia d'argento della Kerrigan e di una rapida caduta nell’oblio della rivale, piazzatasi solo all'ottavo posto e poi finita a indossare guantoni da boxe... su un ring.