Equitazione

Il ragazzo mite e taciturno che in gara sa solo vincere

di Paolo Manili

La consacrazione di Emanuele Gaudiano nell’Olimpo del salto ostacoli internazionale avvenne nel 2011 sul campo di San Patrignano, che venne giudicato per ben due volte, da organismi internazionali, il miglior concorso ippico del mondo. In sella a Chicago 84, sauro holsteiner di 11 anni, e indossando l’uniforme del Corpo Forestale dello Stato, il ragazzo di Matera, che all’inizio della carriera molti addetti ai lavori snobbavano, vinse il prestigioso GP "Challenge Vincenzo Muccioli" lasciando dietro di sé una sequela di supercampioni olimpici e mondiali del calibro dell’elvetico Beat Maendli (Louis) e, nientemeno, di "Kaiser" Ludger Beerbaum (Chaman). All’epoca Gaudiano -classe 1986 - si era trasferito già in Germania, dove aveva finalmente incrociato cavalli adeguati alla sua statura agonistica. In questo grazie anche al babbo Pino, che di cavalli è commerciante e, più tardi, dell’amico e sponsor Ugo Pisani. Già nel 2007 Emanuele aveva vinto l’argento europeo "under 21" e firmato nel 2008 i Gran Premi di Atene, Tallin e Praga. Poi nel 2010 il tripudio popolare per la gara di "potenza" vinta a Piazza di Siena, dove in seguito si piazzò secondo nel leggendario GP Roma. Ma solo dopo San Patrignano il cavaliere con l’uniforme grigioverde balzò davvero alle cronache di tutta Europa. Nel 2014 fu la volta della Coppa del Rey a Madrid, poi una tappa di Coppa del Mondo nel 2015 a Londra, fino a conquistare l’unica partecipazione azzurra all’Olimpiade di Rio, nell quale peraltro il suo grigione Caspar, che soffriva di idiosincrasia per l’acqua, dopo la prima metà del percorso senza toccate iniziò a sbagliare proprio sulla riviera, continuando poi all’ingresso della gabbia e piantandosi sull’uscita. Il grigio non tornò più quello di prima e Gaudiano trovò un nuovo partner promettente nel giovane oldenburghese Chalou (un figlio di Chacco Blue e nipote da parte di mamma del grande Baloubet du Rouet) che debuttò in GP a soli otto anni e poi conquistò la ribalta a suon di piazzamenti e vittorie. "Un cavallo fantastico - lo definisce lo stesso Gaudiano - un soggetto dal carattere particolare, delicato. Ma in gara non risparmia niente e ti dà tutto". Nel 2019 con il quinto posto nella tappa di Mechelen della World Cup il binomio salì al terzo posto della computer list Fei, preceduto dall’asso tedesco Devos e con lo stesso punteggio di Steve Guerdat, considerato il numero uno al mondo. Una posizione che lo qualificò alla finalissima del circuito a Las Vegas, poi purtroppo cancellata dalla pandemia. Nelle ultime due stagioni Gaudiano ha stabilito un record tutto suo: non c’è stato appuntamento cui abbia partecipato nel quale non abbia vinto almeno una gara, non solo con Chalou. Insomma una macchina da guerra: questo è il binomio che rappresenterà l’Italia a Tokyo, seconda Olimpiade per il mite ragazzo di Matera - sposato e padre di due splendidi ragazzini - che dietro la riservatezza nasconde una forza e una determinazione d’acciaio. Il pubblico, non solo italiano, lo ama per questo, e poi perché quando entra in campo trasmette al suo cavallo e al pubblico sulle tribune la sua voglia di vincere, come un ciclone che attraversa e infiamma il campo ostacoli. E’ il modo di Emanuele Gaudiano di onorare il tricolore e l’uniforme che porta con orgoglio.