Tokyo 2020, Abraham Conyedo: la storia del nostro lottatore nato a Cuba

Il campione olimpico, bronzo nella lotta libera: "Questa medaglia significa tutto per me, è la mia vita. Ha vinto chi lo desiderava di più"

Abraham De Jesus Conyedo Ruano (Ansa)

Abraham De Jesus Conyedo Ruano (Ansa)

Roma, 7 agosto 2021 - La lotta è sempre stata la sua vita. E oggi, Abraham de Jesu's Conyedo Ruano, ha coronato il suo sogno, conquistando la medaglia di bronzo nella lotta libera 97 kg alle Olimpiadi di Tokyo 2020. "Questa medaglia significa tutto per me, è la mia vita, ciò per cui ho lavorato negli ultimi cinque anni", sono state le sue prime parole. "La prima dedica che voglio fare - ha aggiunto emozionato - è per il mio allenatore, che per me è come un padre".

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Nato nel 1993 a Cuba, Abraham ha ottenuto la cittadinanza italiana per meriti sportivi nel dicembre 2019, un anno dopo l'esordio in azzurro. E oggi il campione ha regalato all'Italia la 39esima medaglia, in questi Giochi da record. "Il mio avversario, il turco Karadeniz - ha spiegato -, lo avevo già affrontato e per batterlo ho dovuto cambiare strategia e fare un lavoro molto intenso. Alla fine ha vinto chi lo desiderava di più".

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Vita e carriera

Il 27enne di Santa Clara si era affermato a 17 anni con la medaglia d'oro per Cuba, nella prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili di Singapore, nel 2010. A 22 anni aveva esordito nella categoria senior con l'argento ai campionati panamericani di Santiago del Cile del 2015.

Trasferitosi in Italia nel Club Atletico Faenza, è poi approdato nell'Esercito debuttando in azzurro nel 2018 con gli Europei di Kaspijksk e i mondiali di Budapest con il bronzo nella categoria 97 kg, unica medaglia italiana della disciplina.

Nel 2020 ha vinto una delle medaglie di bronzo, sempre nella stessa categoria, ai Campionati europei di wrestling 2020 svoltisi a Roma.

Conyedo è alto un metro e 84 per 97 chili: celibe, il suo hobby è la musica ed è molto religioso ("Una declinazione irrinunciabile della quotidianità", è scritto nella scheda del Coni), come dimostra il segno della croce con cui accompagna le sue vittorie.

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