Contagi alle Olimpiadi: sponsor in fuga

Il colosso dell’auto Toyota ha comunicato il dietrofront: ritirati i video pubblicitari. Si rischia l’effetto catena

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di Achille Perego

Non sono ancora cominciate ma a pochi giorni dalla cerimonia di apertura (il 23 luglio) le Olimpiadi di Tokyo rischiano già di passare alla storia per i record negativi. Non solo i contagi da Covid (ormai quasi sessanta) ma un Paese intero (l’82% dei giapponesi) che non le vuole. In più il primato dei costi nella storia dei Giochi con una spesa raddoppiata a 15,4 miliardi di dollari rispetto all’aggiudicazione nel 2013 e con 2,8 miliardi extra per il rinvio di un anno. E adesso anche la fuga degli sponsor che non vogliono subire, inviando i loro spot, il ritorno d’immagine negativo dell’Olimpiade della pandemia.

Un mix che rischia di costare caro al Giappone che, dopo aver conteggiato meno casi e meno vittime del Covid, ma anche una percentuale di vaccinati appena sopra il 20% della popolazione, adesso potrebbe pagare un duro colpo economico. Colpo che si inserisce su un 2021 non facile che ha visto, dopo la ripresa di fine 2020, un primo trimestre negativo con un calo del Pil dell’1,3% e previsioni non positive anche per il secondo nonostante gli analisti abbiano inserito l’economia del Sol Levante quella con più chances di ripresa insieme con Cina e Usa.

Le Olimpiadi rischiano di diventare, con lo Stato che ha investito 11 miliardi di dollari, non un volano della ripartenza ma un boomerang. Dopo il celebre marchio della birra Ashai, infatti, ieri anche un colosso come Toyota, tra i principali sponsor dei Giochi nella lista della sessantina di grandi imprese nipponiche che avevano deciso di sostenere l’evento versando nelle casse dello Stato circa 3,3 miliardi di dollari, ha fatto marcia indietro.

Il gigante dell’auto, infatti, ha comunicato che non intende più trasmettere i video pubblicitari in Giappone e il suo presidente, Akio Toyoda, non parteciperà, venerdì, alla cerimonia di apertura. Il capo della comunicazione dell’azienda giapponese, Jun Nagata, ha spiegato che erano stati prodotti una serie di filmati contenenti diversi messaggi con i principali atleti sportivi il "cui scopo adesso ha assunto un diverso significato". La decisione di Toyota, che comunque continuerà a sostenere gli sportivi coinvolti nei Giochi e fornirà regolarmente le proprie vetture ecologiche, riflette la scelta, sempre più diffusa tra le aziende che sponsorizzano le Olimpiadi di Tokio, di non vedere associato il proprio marchio a un evento potenzialmente negativo e che quindi produrrebbe un ritorno d’immagine negativo sul pubblico dei consumatori.

Proprio per la contrarietà ai Giochi dei giapponesi, ben 47 aziende-partner avevano chiesto un ulteriore rinvio, se non la totale cancellazione. Del resto su Tokyo 2020 giorno dopo giorno aumentano gli elementi negativi. Non solo i contagi all’interno del Villaggio Olimpico, che hanno messo nel mirino la sicurezza promessa dal presidente del Comitato Organizzatore, Seiko Hashimoto, ma anche un arresto per violenze sessuali e altri quattro per droga, un sollevatore di pesi (l’ugandese Ssekotoleko) scomparso per non dimenticare le videocamere delle tv che hanno pizzicato i comportamenti disinvolti degli atleti sul sistema delle restrizioni. Quanto basta, insieme con l’arrivo di 56mila stranieri in Giappone, per allertare un intero Paese contro i Giochi nonostante l’appello a sostenerli del presidente del Comitato Olimpico Thomas Bach.