Olimpiadi invernali, Arianna a forza nove: "Ma io non ci penso"

La Fontana a Pechino può diventare la più medagliata di sempre nello short track: "Arrivare a Milano-Cortina? Solo se cambia qualcosa"

Arianna Fontana

Arianna Fontana

"La quinta è già vinta. Alla sesta si fa festa". Le filastrocche care ad Alberto Tomba ci vengono in aiuto per celebrare una delle leggende a tutto tondo nello sport italiano, già in Cina per la sua quinta edizione dei Giochi Olimpici, con uno sguardo rivolto anche alla... sesta, a Milano-Cortina 2026, perché chiudere in casa dopo aver aperto a Torino 2006, a 15 anni, e per giunta con una medaglia, sarebbe veramente il massimo.

Arianna Fontana da Polaggia di Berbenno, classe 1990, è l’esempio perfetto di atleta ultra-professionale: dedizione totale alla causa, schiena dritta, personalità forte, testa pensante. A Pechino 2022 proverà a riscrivere la storia dello short track mondiale, mica italiano: le basterà conquistare anche solo un podio per diventare, a quota nove, l’atleta più medagliata (maschi compresi) del suo sport a cinque cerchi. Conoscendola, ne vorrà ben più di una...

Arianna, come sta?

"Bene, credo di aver lavorato al meglio dalla scorsa estate nonostante le varie vicissitudini. Il mio allenatore Anthony (e marito, NdC) è stato bravo ad adattare la preparazione ai vari cambiamenti, non mi sono mai sentita così esplosiva, così bene sul ghiaccio. L’importante per me è iniziare fin dalla prima gara qui a Pechino, sapendo di aver fatto tutto quello che potevo fare. Poi lo short track ormai lo conoscete, può succedere sempre di tutto, l’obiettivo principale è entrare in tutte le finali per giocarsi le medaglia. Se mi batteranno dopo aver dato tutto, uscirò comunque a testa alta, magari arrabbiata, ma non delusa".

Quattro anni fa era alfiere azzurro. Ricordi?

"E’ stata un’emozione unica, ricordo come fosse ieri. La bandiera dà un’energia mai provata prima, a me è successo così e lo stesso mi hanno raccontato gli altri portabandiera. E’ una marcia in più".

Ha studiato le avversarie in stagione?

"Sì e più o meno ho visto quel che mi aspettavo, forse le cinesi non hanno impressionato in Coppa del Mondo, ma conoscendo l’ambiente arriveranno alle Olimpiadi di casa al meglio, senza aver scoperto prima tutte le carte. Asiatici, olandesi e canadesi saranno in prima fila, nessuno può essere sottovalutato".

Lei non si considera una leggenda sportiva, eppure...

"Me lo ricordate voi, ogni volta, con statistiche e numeri; certo fa piacere, ma personalmente non ci penso. Tra anni e anni, magari, quando mi guarderò indietro con i miei figli, sarò contenta di gustarmi quello che ho fatto. Comunque, se avessi smesso sarei stata soddisfatta della mia carriera, quello che arriverà eventualmente adesso sarà solo un di più. Ho continuato a pattinare con voglia e piacere, non per la nona medaglia olimpica, come pensano tutti, ma perché dopo PyeongChang 2018 ho intravisto un nuovo potenziale in me stessa che non pensavo di avere ed ero curiosa di vedere dove sarei arrivata. Eccomi qua, per l’ennesima sfida".

Staffetta?

"Abbiamo fatto un gran lavoro a gennaio, per migliorare alcune cose che non funzionavano. Non siamo lontane dalle migliori, ci giocheremo la nostra semifinale contro Olanda, Cina e Polonia, le abbiamo già battute...".

E Milano-Cortina 2026?

"Avendo iniziato l’avventura olimpica a Torino 2006, sarebbe la chiusura del cerchio perfetta terminare fra quattro anni. Ma tante situazioni difficili devono cambiare, non entro nel dettaglio. Spero di aver fatto suonare qualche campanello d’allarme, perché così non posso andare avanti. Ci sono dei problemi, vorrei affrontarli con chi di dovere, ora non posso. Eventualmente dopo, al momento è meglio che non dica niente".

Arianna misteriosa. Ma affamata di metallo pregiato. Quand’è così, solitamente ci si diverte...