
’Venissero a cercarmi qui’. La lezione di Mirkoeilcane
Venissero a cercarmi qui tra questi appunti incomprensibili. Tra questi slanci di mano sinistra Figli di sogni velocissimi. Venissero a cercarmi qui. Mi troverebbero in bilico. Con gli occhi chiusi e le braccia aperte. Un piede su un filo logico. Meglio cosi. Meglio restare a guardare. Meglio il silenzio al rumore. Meglio non fare che fare qualcosa. Tanto per dire. Che per ricordarti di esistere. Meglio cosi meglio non partecipare Meglio non farsi notare. Non proferire opinione. Se non hai nulla da aggiungere. Verrà il tuo turno di splendere. Verrà il momento e potrai dire la tua. O farai in tempo a cambiare idea.
Dice come la pensa Mirkoeilcane in ’Venissero a cercarmi qui’, il brano che apre il nuovo album ’La musica contemporanea mi butta giù’, che il cantautore capitolino ha pubblicato a distanza di cinque anni dal precedente (’Secondo me’). Dodici tracce in cui l’artista, classe 1986, prende posizione spaziando con sincerità su diverse tematiche con un tessuto musicale moderno. "È un manifesto di come vivo la musica – dice lo storyteller, che in realtà si chiama Mirko Mancini - Se qualcosa non lo spiattelli sui social è come se non fosse accaduto. Invece io mi tengo stretto la mia voglia di conoscere. Se qualcuno vuole sapere qualcosa da me, me lo viene a chiedere. Lo stesso vale al contrario, non c’è bisogno di raccontare la quotidianità di ognuno di noi. Altrimenti c’è il rischio di vivere la vita degli altri e non la propria".