
’Un romantico a Milano’ dei Baustelle. Il fascino malinconico del dandy
Mamma, che ne dici di un romantico a Milano? Fra i Manzoni preferisco quello vero, Piero. Leggi, c’è un maniaco sul Corriere della Sera. La sua mano per la zingara di Brera, è nera. Fuggi, cosa fuggi non c’è modo di scappare. Ho la febbre ma ti porto fuori a bere. Non è niente stai tranquilla è solo il cuore. Porta ticinese piove ma c’è il sole. Quando il dandy muore fuori nasce un fiore. Le ragazze fan la file per vedere la sua tomba con su scritte le parole Io vi amo. Vi amo ma vi odio però. Vi amo tutti. È bello, è brutto io non lo so … Scusi, che ne pensa di un romantico alla Scala? Quando canta le canzoni della mala scola. Quasi centomila Montenegro e Bloody Mary. Mocassini gialli e sentimenti chiaro-scuri.
La canzone ’Un romantico a Milano’ dei Baustelle è dedicata a Luciano Bianciardi, uno scrittore toscano (come loro) emigrato a Milano negli anni Cinquanta. Ma, finisce per essere uno strano inno alla milanesità acquisita anche dall’autore del testo, quel Francesco Bianconi, che vive dal 2000 nel capoluogo lombardo e che con Rachele Bastreghi e Claudio Brasini continua a dare vita ai Baustelle. Questo brano nel 2006 brillava fra le canzoni del terzo album del trio, ’La malavita’, ed è in qualche modo è l’inno dell’ultimo dei romantici e della Milano degli artisti, del lavoro, della moda e del potere. Le stesse atmosfere che negli anni Ottanta definivano la Milano da bere e il modo di vivere, elitario e snob dei dandy e degli intellettuali.