
In viaggio sulla rompighiaccio: "Al Polo per salvare il clima"
Studiare i ghiacci dell’Antartide ci aiuterà, forse, a capire meglio il riscaldamento climatico e soprattutto come fermarlo. Un compito affidato all’equipaggio della nave da ricerca italiana Laura Bassi, impegnata nella 39° spedizione in Antartide finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). La missione è gestita dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della rompighiaccio Laura Bassi. La nave circumnavigherà l’intero Mare di Ross e concluderà la sua missione in Nuova Zelanda, dopo 60 giorni a marzo 2024. Tra i 39 scienziati coinvolti nelle ricerche c’è Nancy Lucà, 24 anni, che ha appena iniziato un dottorato in Scienze polari all’Università Ca’ Foscari di Venezia e all’Università degli studi di Napoli ‘’Parthenope’’.
"Il mio progetto di ricerca consiste nello studio del Mare di Ross, una zona importantissima per il mantenimento dell’equilibrio climatico - spiega - I Poli sono dei veri e propri ‘’hot spot’’ dei cambiamenti climatici, sono luoghi altamente vulnerabili ma perfetti indicatori della salute del nostro Pianeta".
Come ha cominciato?
"Ho sempre nutrito una profonda passione per il mare, quando ho compiuto 15 anni ho acquistato una tavola da surf e ho iniziato a tuffarmi tra le onde. Per trovare le condizioni giuste era fondamentale conoscere il fondale, le condizioni meteo e cercare di capire come le onde si sarebbero formate. Da quel momento non mi sono più fermata e durante l’università ho approfondito l’oceanografia fisica e la meteorologia. Dopo aver studiato i processi che caratterizzano l’Oceano Meridionale e analizzato i dati misurati negli anni passati è un’emozione poter utilizzare gli strumenti e vedere cambiare in tempo reale i parametri registrati".
Che difficoltà affrontate?
"Quando si lavora nei mari antartici la rotta non può essere mai quella definitiva, qui i piani vengono modificati a distanza di poche ore a causa di venti, ghiaccio e le condizioni del mare. Le attività di ricerca a bordo devono essere rapide e precise proprio a causa dell’ambiente estremo. Anche solo un momento di distrazione può mettere in pericolo la strumentazione ma soprattutto i ricercatori".
A cura di Roberto Canali