Domenica 13 Ottobre 2024

Dare ciò che spetta a ognuno: "I soggetti deboli vanno tutelati"

Giovanni Maria Flick: "Occorre tener conto delle differenze senza fare pregiudizi"

Dare ciò che spetta a ognuno: "I soggetti deboli vanno tutelati"

Dare ciò che spetta a ognuno: "I soggetti deboli vanno tutelati"

Professor Giovanni Maria Flick qual è il significato della giustizia nell’ordinamento costituzionale?

"Il significato di giustizia può avere molteplici affermazioni. Possiamo parlare di giustizia retributiva, in quanto dà a ciascuno quel che gli è dovuto, che sia un castigo o un risarcimento. Ciò si concretizza in un contesto in cui la giustizia è distributiva: ovvero dà a ciascuno secondo parametri di eguaglianza e solidarietà. In quanto – cito dall’art. 3 – “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza (parola intesa a sottolineare quel che è stato fatto in nome della razza, nda.), di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali”. Rendere giustizia significa perciò riconoscere a ciascuno ciò che gli spetta, pena o riparazione, in condizione di eguaglianza e pari dignità sociale. Che va coniugata anche al principio di solidarietà. La giustizia deve quindi tener conto delle differenze che, accanto all’uguaglianza, regolano la convivenza. Il che impone particolare attenzione ai soggetti deboli e più fragili i cui diritti possono risultar pregiudicati, come donne, anziani, minori, malati, lavoratori, migranti, detenuti...".

Cosa significa che "la Giustizia è amministrata in nome del popolo" (art. 101)?

"Che è amministrata in nome della collettività, di quel popolo cui apparteniamo tutti. Perché un tempo era amministrata in nome del re, che era al vertice dello Stato. Oggi la sua amministrazione avviene in nome del popolo, cui spetta la sovranità, che “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” (art. 1)".

Cosa vuol dire che "la magistratura è un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere" (art. 104)?

"Vuol dire che l’esercizio della giustizia è in realtà espressione di un potere. Tanto è vero che la Carta parla di magistratura che amministra la giustizia in condizioni di rigorosa indipendenza da ogni altro potere: cioè da ogni interferenza interna all’ordine stesso o esterna, come posson essere quelle della politica o l’economia. E stabilisce che il giudice è soggetto soltanto alla legge. Egli appartiene a un ordine, il cui ordinamento è stabilito per legge. Contemporaneamente amministra la giustizia non più in nome di un sovrano, che trae legittimazione divina, ma della sovranità popolare sopra citata".

A cura di Cosimo Rossi