Giovedì 18 Aprile 2024

Strage di Capaci 30 anni dopo, Napoli ricorda Falcone: "Combattere l'indifferenza"

Stamattina cerimonia di commemorazione sotto l'Albero della Vita in piazza Municipio. Presenti le autorità e le delegazioni studentesche

Napoli, 23 maggio 2022 – Fiori e parole commosse sotto l'Albero della Legalità, il sindaco di Napoli ha aperto questa mattina la cerimonia per il trentennale della stragi di Capaci e via D'Amelio. Una commemorazione forte e sentita davanti alla lapide di piazza Municipio. All'iniziativa, con la deposizione dei fiori alla lapide, presenti le autorità cittadine – in testa il primo cittadino Gaetano Manfredi e la vicesindaco Maria Filippone – e diverse delegazioni studentesche. Presenti anche l' assessore regionale alla Sicurezza, Mario Morcone e il prefetto Claudio Palomba.

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“Oggi è giornata di memoria e di riflessione che ci deve spingere non solo a ricordare tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per la legalità, ma anche a tenere la guardia molto alta perché la battaglia contro la camorra e contro tutte le mafie si combatte ogni giorno”. Lo ha detto Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, in occasione della cerimonia in piazza Municipio.

“Ricordo bene quel giorno – ha aggiunto – fu un momento davvero drammatico, a cui poi seguì anche la morte di Borsellino: in quel momento sembrò che lo Stato fosse sotto scacco della mafia: è stato uno dei periodi più difficili per il Paese, ma per fortuna la reazione democratica e l'impegno della magistratura e delle forze dell'ordine hanno fatto sì che quella battaglia continuasse e oggi possiamo dire a testa alta che esiste un Paese che vive nella legalità e che combatte con continuo impegno contro tutte le mafie e le illegalità”.

Riello: "Pagina nera, dobbiamo combattere lìindifferenza"

"Tra le persone che dicevano, e che oggi dicono, 'Giovanni mi diceva', 'Paolo mi ha raccontato', 'eravamo amici e molto legati', c'erano i corvi e chi giocava su due tavoli. Sono loro che hanno condannato Falcone prima della mafia e di altre forze che, purtroppo si sono unite alla mafia", ha sottolineato Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, intervenendo alla cerimonia commemorativa per il trentennale della morte di Giovanni Falcone.

"Ci sono ancora tanti misteri per Capaci e ancor di più per via D'Amelio – ha aggiunto Riello - questa storia è una pagina nera e noi dobbiamo combattere l'indifferenza. Oggi vedere tanti giovani qui schierati e consapevoli è un dato molto confortante, perché questa coscienza civile all'epoca ancora non c'era. Restammo tutti sgomenti quando esplose quella bomba a Capaci, ma il 19 luglio per Paolo Borsellino anche da noi magistrati non ci fu una reazione forte come un fatto così sconvolgente avrebbe dovuto registrare". Riello ha ricordato che "quel giorno erano quasi tutti in vacanza. Io no e ricordo che ci trovammo a Castel Capuano, nell'aula della prima sezione civile, per una riunione spontanea. Ma eravamo pochi, doveva esserci una reazione spontanea a quell'attacco allo Stato, bisognava sentire il bisogno di riunirsi e mobilitarsi immediatamente. All'epoca questo non ci fu, oggi ci dev'essere".

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Troppi Comuni sciolti per mafia

"Il brutto di un Paese è quando non si riesce a distinguere tra guardie e ladri. Quando le divise si confondono siamo alla fine, come quando avviene lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei consigli comunali. Abbiamo avuto Marano che è stato sciolto quattro volte, abbiamo avuto i recentissimi casi di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata". Parole forti, ma doverose, quelle portare questa mattina dal procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, intervenuto alla cerimonia commemorativa di Napoli. “É molto grave – ha aggiunto Riello – quando un sindaco di un'amministrazione comunale, che dovrebbe essere una parte dello Stato, un avamposto dello Stato per risolvere il problema, diventa una parte del problema perché sta dall'altra parte".

De Magistris: “Fuori la mafia dallo Stato!”

"Trent’anni dalla strage di Capaci dove la mafia, per condizionare istituzioni e politica, fece saltare con il tritolo l'autostrada per distruggere la vita di Giovanni Falcone. Fu una strage di mafia ad effetti politici. Andreotti non divenne più presidente della Repubblica e Craxi non divenne presidente del consiglio", ha detto Luigi de Magistris, ex sindaco della città. "Il partito di maggioranza relativa dell'epoca, attraverso Andreotti, non garantiva più cosa nostra. L'omicidio dell'eurodeputato della Democrazia Cristiana, Salvo Lima, referente della corrente andreottiana in Sicilia, fu il preludio all'attacco al cuore del potere partitico-politico dell'epoca", prosegue de Magistris.

"Molti Giuda tradirono Giovanni Falcone. La magistratura ha colpe gravi, ci sono magistrati con la toga sporca di compromesso morale e collusione. Falcone – afferma l'ex sindaco di Napoli – lo hanno isolato, vilipeso, diffamato, prima di darlo in pasto alla componente terroristico-militare di Cosa Nostra. Le idee e le battaglie di Giovanni Falcone hanno motivato migliaia di persone, soprattutto giovani di quei tempi. Senza verità e giustizia sulle stragi di mafia non ci può essere democrazia. Fuori la mafia dallo Stato!".