Sanità, medici in fuga da Napoli. Il 118 chiede aiuto al Governo: "Troppa precarietà"

Da marzo ad oggi, dal Sis 118 di Napoli sono andati via 27 medici su 85

Un'ambulanza

Magenta - Ambulanza Croce Bianca foto Roberto Garavaglia.

Napoli, 21 settembre 2021 – Medici in fuga dal sistema di emergenza del 118, condizioni insostenibili e troppa precarietà spingono i sanitari all’esodo. “È un vero e proprio precipitoso abbandono di massa dal servizio, i medici stanno andando via dal Sistema 118. A Napoli, ad esempio, da marzo ad oggi sono andati via 27 medici su 85. Ma la situazione non è diversa nelle altre regioni del Paese, come ci segnalano, ormai quotidianamente, i nostri iscritti". A lanciare l'allarme è Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società italiana Sistema 118.

"Alla base della decisione di lasciare – denuncia Balzanelli – il comune denominatore di condizioni insostenibili, progressivamente peggiorative e di precarietà complessiva legata al ruolo. Vi è la netta, marcata sproporzione tra la rilevantissima importanza del ruolo istituzionale e la sua considerazione, ad oggi purtroppo assolutamente marginale, se non totalmente priva di interesse, da parte delle istituzioni competenti". Il sistema sanitario è in sofferenza ovunque, dopo lo scoppio della pandemia anche i medici di base stanno lasciando il campo e in molti territori i mutuati sono costretti a rivolgersi ai medici di base in altri Comuni. A Napoli spaventano anche le aggressioni avvenute in questi mesi nei pronto soccorso e in corsia, ma anche gli episodi di violenza rivolti contro le ambulanze.

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Balzanelli ravvisa i motivi della 'fuga' in quelle che definisce "irrisolte lacune e criticità contrattuali, dagli stipendi troppo bassi rispetto al “prezioso ruolo salvavita” alle condizioni operative “altamente provanti correlate al correre incessantemente h24, 365 giorni all'anno, di giorno e di notte, festivi e super festivi, in mezzo alla strada, nelle case, negli ambienti di lavoro, operando in scenari ostili, in condizioni oggettive di alto rischio”. In molte regioni, si sta verificando una sorta di preoccupante burnout – continua Balzanelli – anche collegato alle difficilissime condizioni operative subite durante la pandemia. Con il risultato finale di una qualità di vita personale pressoché annientata da turni a dir poco massacranti, laddove lavorare in qualunque altro posto rischia di diventare ogni giorno di più opzione da preferirsi”. Napoli, in ambulanza senza ossigeno sufficiente: muore durante il trasporto