Omicidio a Napoli: ucciso davanti alla compagna incinta. Era nipote di un boss

Agguato a colpi d'arma da fuoco nella notte a Ponticelli. La vittima, 23enne, è stata raggiunto da 7 colpi di pistola, prima di morireha visto in faccia l'assassino

Carabinieri sul luogo dell'omicidio

Carabinieri sul luogo dell'omicidio

Napoli, 6 ottobre 2021 - Omicidio nella notte a Napoli, nel quartiere di Ponticelli. La vittima è un ragazzo di 23 anni,  Carmine D'Onofrio, incensurato ma nipote di un boss della camorra. Il giovane stava rincasando e si trovava in strada in via Luigi Crisconio, verso le 2, insieme alla compagna incinta, quando è stato raggiungo da numerosi colpi d'arma da fuoco. Trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Villa Betania, è morto per le ferite riportate. Sul luogo dell'agguato i carabinieri hanno recuperato sette i bossoli calibro 45.

Secondo la prima ricostruzione dell'accaduto, fatta dai carabinieri che stanno indagando sul grave fatto di sangue, l'agguato è scattato quando il giovane è sceso dalla sua panda nera, subito dopo averla parcheggiata. Per fortuna, prima di sistemare l'auto, ha fatto scendere la compagna. L'assassino o gli assassini - un dato questo in corso di accertamento, in quanto nell'area non sono presenti sistemi di videosorveglianza -, ha sparato sette volte, con una calibro 45. Secondo quanto si è appreso, i colpi sono tutti andati a segno e chi ha sparato era di fronte alla vittima, che quindi prima di motire l'ha potuta vedere bene.

A trasportarlo in ospedale, dove è morto, sono stati alcuni familiari. La scorsa notte, come stamattina, parenti e amici della giovane vittima non hanno potuto trattenere il loro grido di dolore sul luogo dell'agguato.

Figlio illegittimo di un boss, ucciso da una bomba

Da quanto appurato dagli investigatori, D'Onofrio era  figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, a sua volta fratello dell'ergastolano Antonio De Luca Bossa, elemento di vertice dell'omonimo clan di camorra del quartiere Ponticelli. Quest'ultimo, detto 'Tonino 'o sicco', è ritenuto dagli inquirenti uno dei criminali più pericolosi della camorra partenopea. Il clan da poco più di un anno, secondo gli inquirenti, ha guadagnato posizioni nello scacchiere malavitoso di Napoli est. 

L'agguato di stanotte arriva a pochi giorni dall'esplosione di una bomba piazzata davanti alla casa del boss Di Micco. Non è escluso un collegamento tra i due episodi.

L'appello di Napoli: "Basta con le armi"

"Lo Stato deve dare un segnale: quello che sta avvenendo al quartiere di Ponticelli è una tragedia annunciata”. Sono parole pensanti quelle del senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto), nel commentare l’omicidio di Carmine D'Onofrio, il nipote 23enne di un boss della camorra, raggiunto questa notte dai colpi di pistola mentre rientrava a casa con la sua compagna, incinta. “Il movente di quest'ultimo omicidio – continua Ruotolo – dovrebbe rientrare nella faida. La vittima, infatti, sarebbe il figlio illegittimo di un boss e il suo omicidio potrebbe essere, probabilmente, la risposta all'ultima bomba che fa precipitare nuovamente Ponticelli in un clima di paura. Lo Stato deve dare subito un segnale e rispondere con una presenza costante delle forze dell'ordine sul territorio”.

La guerra è iniziata da mesi, sono tanti gli agguati che si sono succeduti nelle periferie di Napoli. “Non possiamo consentire che nella terza città d'Italia si combatta una guerra di camorra che minacci l'incolumità e la sicurezza dei cittadini. Come prevedevamo, la guerra tra i clan, che è in atto da mesi con agguati, bombe estese, con l'omicidio di Carmine D'Onofrio segna una pericolosa escalation”.

Preoccupata anche la vicepresidente della fondazione Polis della Regione Campania, Rosaria Manzo. “Come temevamo, la faida di camorra a Ponticelli non si arresta. E noi ribadiamo il nostro appello: basta con le armi". E proseguie: “Napoli Est non può essere abbandonata al suo destino. E soprattutto - chiede la presidente Manzo - non possiamo lasciare sole le tante persone perbene che la vivono e la animano ogni giorno, lontano dai riflettori, con impegno, tenacia e costanza. Serve uno sforzo particolare da parte di tutti i livelli istituzionali, altrimenti il rischio di piangere nuove vittime innocenti diventerà presto certezza. Non ne possiamo più".

Libera: "Emergenza nazionale"

Sull'omocidio di ieri sera, scende in campo anche Libera Campania, l’associazione fondata da don Ciotti e cje da oltre 20 anni si batte contro la mafia. “Si uccide a Ponticelli, una guerra di camorra senza esclusioni di colpi. Una guerra che è emergenza nazionale – dicono dall’associazione – anche se a Roma nessuno se ne accorge e a lottare contro la criminalità organizzata sono rimaste solo le reti di quartiere. La periferia di Napoli è teatro di una pericolosa recrudescenza criminale che nasconde affari, economie informali e relazioni criminali sempre più fitte”. E l’appello al Governo: “Lo Stato deve dare un segnale – continuano – concreto efficiente ed efficace per non lasciare sole le reti sociali, culturali e civiche che denunciano e resistono al ricatto e alla violenza delle camorre nel quartiere e che quotidianamente non rinunciano alla possibilità di cambiare il luogo che si ama e si abita, anche quando tutti fanno finta di non accorgersene. Qualcuno dimentica che Ponticelli, non è solo periferia. Ponticelli è Napoli e lo scontro tra clan è una guerra che coinvolge e interessa l'intera città”.