Mercoledì 24 Aprile 2024

Napoli, scambiato per un altro e sciolto nell'acido: due arresti nel clan Polverino

Omicidio di camorra risolto dopo 22 anni. La vittima Giulio Giaccio, operaio edile, era stato confuso per l'amante della sorella di un esponente di spicco del clan. Parla il pentito: "Il mio capitolo più nero"

Carabinieri

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Napoli, 21 dicembre 2022 - Ucciso per errore dei killer, freddato con un colpo alla testa e poi sciolto nell'acido. Due affiliati al clan Polverino, ritenuti i mandanti, Carlo Nappi e Salvatore Cammarota, sono stati arrestati 22 anni dopo per l’omicidio di Giulio Giaccio, 26enne ucciso nel 2000, estraneo alla camorra: il giovane era stato scambiato per l'amante «sconveniente» della sorella divorziata di un esponente di spicco del clan

I due indagati sono già detenuti, i carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito la misura cautelare in carcere, sono ritenuti gravemente indiziati dell'omicidio e della distruzione del cadavere del giovane Giulio Giaccio, fatti avvenuti in Marano di Napoli il 30 luglio 2000, data a partire dalla quale se ne erano perse le tracce. 

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, condotte dal citato Nucleo Investigativo fino al marzo 2022 anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di appurare che la vittima, operaio edile, era estranea a contesti di criminalità organizzata e che gli esecutori del delitto l'avevano erroneamente identificata per un soggetto che stava intrattenendo una relazione con la sorella di uno di essi, che non l'approvava.

Il giovane, che si trovava nei pressi della propria abitazione, era stato raggiunto dai killer, i quali, fingendosi poliziotti, l'avevano costretto a salire a bordo dell'autovettura su cui viaggiavano. Pur avendo negato ogni coinvolgimento nella relazione, veniva ucciso con un colpo d'arma da fuoco ed il cadavere distrutto completamente, utilizzando acido.  

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Il pentito: "Il mio capitolo più nero"

"Il capitolo più nero e angoscioso della mia storia criminale". Ad assistere, suo malgrado, alla morte di Giulio Giaccio, c'era anche Roberto Perrone, capozona a Quarto, comune flegreo confinante con Napoli, e quindi facente parte del gotha del clan Polverino. Oggi i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno notificato, a distanza di ben 22 anni da quella tragica morte, nuove accuse e due misure cautelari nei confronti di due componenti il commando del clan Polverino: Salvatore Cammarota, 55 anni, detenuto a L'Aquila, e di Carlo Nappi, 64 anni, in carcere a Livorno.

Perrone racconta la vicenda agli inquirenti nella veste di «pentito»: prese parte alle fasi preparatorie ed esecutive del prelievo «forzato» dell'operaio ed era presente quando il killer Raffaele D'Alterio lo uccise a sangue freddo. Un omicidio che Perrone non si aspettava e che lo mandò su tutte le furie, in quanto commesso senza che venisse preventivamente avvertito.

Perrone si trovò di fronte a Giulio e gli chiese anche se il suo nome di battesimo fosse Salvatore. Giaccio rispose di chiamarsi Giulio e gli si rivolse a chiamandolo «comandante», in quanto credeva che fosse veramente un capo pattuglia della Polizia di Stato. L'auto con a bordo l'operaio e altri esponenti del clan successivamente si allontanò. Poco dopo, in una zona diversa da quella dove venne prelevato, Giulio Giaccio venne ucciso con il colpo di calibro 38 esploso da Raffaele D'Alterio. Quello stesso giorno il corpo della vittima venne sciolto nell'acido.