Martedì 23 Aprile 2024

Napoli, prefetto e vescovo di Pozzuoli in campo contro la camorra

La manifestazione nel quartiere partenopeo di Fuorigrotta dopo i recenti episodi di criminalità. “Lavoriamo per una maggiore presenza delle forze dell’ordine”

No Camorra

No Camorra

Napoli, 17 maggio 2021 – “La camorra uccide, il silenzio pure”. Era questa la frase, rivisitazione delle celebri parole di Peppino Impastato, presente sullo striscione esposto in piazza San Vitale a Fuorigrotta, quartiere di Napoli, in occasione della manifestazione di oggi contro la camorra.

Il prefetto: “Serve coesione tra le istituzioni”

Sit-in che arriva dopo i recenti gravi episodi di criminalità avvenuti nel quartiere e al quale hanno preso parte i parroci di Fuorigrotta, il prefetto di Napoli, Marco Valentini, il vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella, il presidente della X Municipalità, Diego Civitillo, e l'assessore al Patrimonio, Lavori e Giovani del Comune, Alessandra Clemente.

Un confronto al quale hanno partecipato anche alcune scuole e rappresentanti del volontariato. Nel corso della manifestazione, il prefetto ha ribadito “la necessità di agire con la massima coesione tra istituzioni e mondo del volontariato e dell'associazionismo”.

Il vescovo: “Parroci portavoce del grido dei cittadini”

“Stiamo lavorando – ha aggiunto il prefetto – per una presenza più forte delle forze dell'ordine. Nel mese di maggio, proprio in questo territorio, sono state realizzate operazioni molto importanti, tra cui la scoperta di un deposito di armi e di droga”.

Anche secondo il vescovo Pascarella è necessaria una maggiore collaborazione tra istituzioni e società civile: “I parroci vivono tra la gente, ascoltano le paure e le insicurezze dei cittadini. E oggi si sono voluti fare portavoce del grido che si sta elevando in questo momento difficile”.

Le associazioni: “Bisogna osare di più”

“Hanno voluto ribadire che la camorra è un male, non un bene per la città – ha proseguito –. Importante anche la dimensione educativa, perché bisogna formare una nuova cultura, caratterizzata dalla cittadinanza attiva, dal sentire che ‘quello che succede, m'interessa perché vivo nella stessa realtà’. Occorre dare segnali di presenza”.

Infine, i rappresentanti del terzo settore hanno lanciato un appello a osare di più e ad avere maggiore coraggio nella lotta contro i clan: “Serve la presenza dell'esercito ma anche ripristinare attenzione ai servizi sociali e all'abbandono scolastico”.