Mario Paciolla, procura di Roma chiede l'archiviazione per la morte

Il cooperante napoletano trovato senza vita nella sua casa in Colombia nel 2020. Il giallo non è mai stato risolto: per gli inquirenti la strada più accreditata resta quella del suicidio

Striscione sulla facciata del Comune di Napoli, 18 luglio 2020 (Ansa)

Striscione sulla facciata del Comune di Napoli, 18 luglio 2020 (Ansa)

Roma, 19 ottobre 2022 - I magistrati romani hanno chiesto al gip di archiviare l'inchiesta relativa al decesso di Mario Carmine Paciolla, 33 anni, morto in Colombia nel luglio del 2020. Il cooperante napoletano fu trovato senza vita, impiccato con un lenzuolo nella sua abitazione a San Vicente del Caguàn dove lavorava come collaboratore delle Nazioni Unite per un progetto di pacificazione interna tra governo locale ed ex ribelli delle Farc e di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico.

Secondo il racconto della madre, nei giorni prima di morire, Paciolla era apparso molto agitato e preoccupato, e aveva comprato un biglietto per tornare in Italia. Il caso inizialmente è stato archiviato come suicidio, sia dalle autorità colombiane che dalla stessa missione Onu. Ipotesi a cui la famiglia non ci ha mai creduto.

A seguito di una mobilitazione generale e dell'emergere di nuovi elementi, alla fine sono state aperte le indagini su quattro poliziotti, accusati di aver consentito a funzionari dell'Onu di prelevare oggetti personali della vittima che si sarebbero rivelati utili per fare luce sul caso della sua morte. Anche la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti e la famiglia Paciolla si è affidata all'avvocato Alessandra Ballerini, stesso legale del caso Regeni. Tuttavia, le verifiche svolte in questi anni non hanno portato ad elementi concreti su questa ipotesi, e per gli inquirenti la strada più accreditata resta quella del gesto volontario.