Ex infermiere morto di Covid in Sardegna: cosa sappiamo

Gabriele Napolitano, 67 anni, aveva completato il ciclo vaccinale in gennaio. Era in vacanza in Sardegna quando ha accusato i sintomi del virus: in pochi giorni è deceduto. Il sindacato infermieri: "Non è in discussione l'importanza del vaccino, chiediamo risposte sulla terza dose"

Gabriele Napolitano, l'ex infermiere del Cotugno

Gabriele Napolitano, l'ex infermiere del Cotugno

Napoli, 24 agosto 2021 – Una febbre vicina ai 38, l'isolamento in casa dopo la scoperta del virus con un tampone rapido e poi l'aggravamento improvviso, fino al ricovero in terapia intensiva all'ospedale di Sassari. È morto così il 67enne Gabriele Napolitano, l'ex infermiere del Cotugno di Napoli stroncato dal Covid a circa sette mesi dal completamento del ciclo vaccinale. La notizia sta circolando in queste ore sui media: proviamo a fare chiarezza sulla vicenda. Sappiamo che Gabriele Napolitano era rimasto in servizio fino a marzo – lavorando per due anni sotto il fuoco incrociato del virus – ed è stato tra i primi a fare il vaccino, come molti suoi colleghi. La prima dose di Pfizer è arrivata il 27 dicembre, la seconda un mese dopo, a gennaio.

Quando si è ammalato - circa sette mesi dopo la seconda somministrazione - era in vacanza a Stintino, in Sardegna. È ancora da chiarire se l'ex infermiere sia stato contagiato da una variante, oppure se a esporlo al virus sia stato un abbassamento della carica di anticorpi a tanti mesi dalla seconda dose. È su questo che il sindacato degli infermieri “Nursing Up” vuole fare chiarezza, chiedendo al Governo una Commissione scientifica di inchiesta che faccia luce sulla durata dall'efficacia del vaccino. "La cui importanza non è in discussione", precisano dal sindacato. “Non sappiamo se l'ex collega sia stato infettato da una variante e neppure quale sia stato il valore degli anticorpi, come è normale che sia: succede con tutti i tipi di vaccino un abbassamento della carica”, spiega Mario De Santi, consigliere regionale di Nursing Up Campania.

“Il problema – continua il sindacalista – è che brancoliamo nel buio: in questo momento non ci sono risposte certe sulla terza dose di vaccino, noi infermieri ci sentiamo esposti al virus. In ospedale possiamo tenere monitorati i titoli anticorpali, basta rivolgersi al medico del lavoro per fare il prelievo, ma una volta scoperto un eventuale abbassamento della carica di anticorpi come ci proteggiamo? Si parla tanto di terza dose, ma in questo momento non esiste ancora: sul territorio sono tutti impegnati a concludere il secondo richiamo, sul resto non si hanno risposte”.

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Il decesso dell'ex infermiere: cosa sappiamo

Napolitano era arrivato in Sardegna a luglio, nella sua casa di Stintino. A seguirlo nella prima fase della malattia è stato il figlio, il 39enne Gianluca Napolitano, infermiere come il padre: sarebbe stato lui, infatti, a fargli il primo test antigenico con esito positivo. Lo aveva appena raggiunto in Sardegna intorno a Ferragosto e l'ex infermiere pare stesse già male, la febbre a 37.7 e i primi sintomi simili a quelli del Covid. Un test antigenico rapido e la conferma: positivo al Covid.

L'uomo è rimasto in isolamento per qualche giorno insieme alla nuora, risultata positiva anche lei. La donna era a Stintino con i figli da un paio di settimane, ma nessuno dei due sembrava mostrare segni preoccupanti. Tre giorni dopo, però, la situazione sarebbe precipitata. Napolitano si è aggravato, i segni sembravano quelli di una polmonite. E così è stato portato d'urgenza all'ospedale di Sassari e lì è iniziato il calvario: prima il casco con l'ossigeno, poi la terapia intensiva e infine, il 18 agosto, il decesso.

Lo sfogo del figlio

Era il suo mito, l'uomo che ha fatto crescere nel figlio la passione per la cura dei malati, tanto da fargli scegliere una carriera in corsia. Il 39nne Gianluca Napolitano, anche lui infermiere, ricorda il padre Gabriele come “una persona cordiale gentile, sempre disponibile verso tutti innamorato della vita e della famiglia” e non si dà pace. “Ormai te ne sei andato”, è lo sfogo su social di Gianluca “questo Coronavirus ti ha portato via da noi nel modo più straziante che una persona potesse immaginare: sei stato il nostro faro su cui tutti noi potevamo contare e hai lasciato un vuoto incolmabile in ognuno di noi”.

Dai racconti che rimbalzano in rete in queste ore, il 67enne non avrebbe avuto altre patologie: amava il trekking e andava in bici, quasi 100 chilometri al giorno in sella alla sua due ruote. Un maestro nella vita e nel lavoro. “Ti devo sempre ringraziare – ricorda Gianluca, pensando al padre – per tutti gli insegnamenti che mi hai dato, per la tenacia e la caparbietà che hai avuto nei miei confronti per farmi diventare quello che ora sono: oltre ad un padre ho perso un amico che riusciva sempre a consigliarmi cose giuste. Con il tempo, capisco che sono stato fortunato ad essere tuo figlio, avrei voglia di parlare un po' con te di tante cose, ma so che non mi è più possibile. Ti voglio ricordare così, felice in famiglia al fianco dell'unica donna che hai mai amato. Riposa in pace”.