Mercoledì 24 Aprile 2024

Finti matrimoni per ottenere il permesso di soggiorno, smantellato il racket a Napoli

Sono 18 le misure cautelari nelle province di Caserta, Milano, Bergamo e nel Napoletano. La banda era gestita da "Zia Maria", la 61enne Matilde Macciocchi, e il collaboratore Gennaro Di Dato

Napoli, 12 ottobre 2022 – Matrimoni per ottenete il permesso di soggiorno, sventato un giro d’affari legato al racket dell’immigrazione clandestina nel Napoletano. Una banda di 18 persone organizzava finti sposalizi per favorire l'ingresso in Italia di stranieri clandestini e irregolari. A gestire il racket era "Zia Maria, la 61enne Matilde Macciocchi finita in carcere nell'ambito di un'indagine sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina della Dda di Napoli È quanto hanno scoperto i carabinieri della compagnia di Caserta che hanno eseguito 18 misure cautelari nelle province di Napoli, Caserta, Bergamo e Milano. Ad incastrare la banda, le intercettazioni telefoniche dei carabinieri, coordinati dalla Direzione antimafia di Napoli. 

Sommario:

Matrimonio misto
Matrimonio misto

Come funzionava il giro d'affari

Sono almeno 25 i matrimoni organizzati dalla banda, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Venivano scelte ragazze molto giovani, e comunque al di sotto dei trent'anni, come spose per i finti matrimoni con immigrati soprattutto del Nord-Africa. Emerge da un'intercettazione allegata all'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Ggip di Napoli Giovanni De Angelis, che ha portato a smantellare un gruppo dedito alla realizzazione di finti sposalizi per far avere il permesso di soggiorno ad immigrati irregolari.

“Zia Maria”, a capo del gruppo, parla al telefono con il suo fidato collaboratore Gennaro Di Dato, finito in carcere, che dice alla donna di “avere tutto pronto” per il finto matrimonio, e di attendere solo la “sposa”. “La sto andando a prendere”, risponde la Macciocchi, spiegando di essere dovuta andare fino a casa della ragazza, una 22enne – che è solo indagata – per convincere la madre. “Devo andare fino a là perché stavo sopra e ho dovuto spiegare alla madre per averla”, dice al telefono. In totale, dalle indagini è stato accertato che sono 25 le donne italiane, di età compresa tra i 21 e i 49 anni, ad aver contratto matrimoni fittizi con stranieri: in alcuni casi è stata fatta solo promessa di matrimonio, che ha validità di sei mesi, ma permette allo straniero di aver permesso

Le intercettazioni: “Tengo pronta la ragazza, subito il permesso”

“Se vieni adesso tengono pronta la ragazza, non ti preoccupare ci mettiamo d'accordo. Mi conoscono tutti da Milano a Napoli”. È così che “zia Maria”, la 61enne Matilde Macciocchi finita in carcere nell'ambito di un'indagine sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina della Dda di Napoli, risponde nel settembre del 2019 ad un immigrato marocchino che la contatta. “Un mio amico vuole matrimonio capito?”, dice esplicitamente lo straniero. È nelle intercettazioni – nonostante ad un certo punto gli indagati inizino ad usare per cautela un linguaggio criptico e a ridurre le conversazioni – che i carabinieri della compagnia di Caserta hanno trovato le prove dei matrimoni di comodo organizzati dal gruppo capeggiato da “zia Maria”.

In un'altra telefonata intercettata, la Macciocchi “istruisce” uno straniero che ha appena avuto un bimbo garantendogli che ora avrà “subito il permesso: sei papà di un bimbo italiano nato in Italia, hai capito? Facciamo bordello questa volta”. L'immigrato, che dimora in Lombardia, ricorda poi a Zia Maria di un ragazza da far sposare al cugino. “Dammi una ragazza qui a Milano e il resto ci penso io”, quindi chiude: “Ma se non hai fatto nulla, io ho qui un amico a Milano che fa tutto lui”. Ancora più esplicita un'altra telefonata tra zia Maria e un altro immigrato. “Porta qualcosa per i testimoni – si raccomanda la donna – porta qualcosa di soldi, porta qualcosa per il Comune che facciamo controllo e tutto, domani chiudiamo”.