
Il Professore Fabio Ruggiero, Università di Napoli
Cani robot che aiutano i non vedenti, quadrupedi di metallo e con l’anima digitale che monitorano allevamenti e coltivazioni, droni che vigilano sui campi pronti a intervenire, ad esempio, per allontanare cinghiali o altri animali che potrebbero creare danni o pericoli.
Tutto questo non è fantascienza ma ricerca applicata, tutta made in Naples, vero e proprio centro di eccellenza a livello internazionale. Fabio Ruggiero, del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione all'Università degli Studi di Napoli Federico II, si occupa dello sviluppo di robot quadrupedi e droni per migliorare il benessere animale, ottimizzare le coltivazioni e persino supportare persone ipovedenti.
Professore, avremo allevamenti o campi coltivati con i robot?
“L’uomo non potrà mai essere sostituito da una macchina, piuttosto pensiamo a strumenti di supporto per le attività umane. E abbiamo tanti progetti di ricerca, con un forte carattere interdisciplinare, a cominciare da quelli che portiamo avanti all’interno dell'Agritech Center”. O come quelli che stiamo realizzando con il Dipartimento di Medicina Veterinaria della Federico II, con Gianluca Neglia, con l’Università di Modena e Reggio Emilia, con Lorenzo Sabattini e con Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con Vincenzo Tufarelli e Aristide Maggiolino”.
Che cosa state studiando?
“Abbiamo concentrato l’attenzione su robot che sono in grado di monitorare il benessere degli animali. Siamo partiti con gli allevamenti bufalini, molto diffusi in Campania. Ma a Bari, ad esempio, stiamo verificando se le stesse tecniche possono essere utilizzate per le vacche da latte”.
In concreto che cosa fanno i robot?
“Vogliamo offrire a agricoltori e allevatori una squadra di robot che monitorano l’ambiente, misurando, ad esempio, le emissioni di metano e ammoniaca. Ma stiamo anche studiando gli effetti dell’interazione fra animali e robot. Ovviamente, stiamo parlando dei droni che volano all’interno di una stalla, dal momento che non possiamo ipotizzare di sistemare all’interno di un recento un robot”. Perché avete pensato a quadrupedi?
“Riescono a muoversi con maggiore facilità su terreni impervi o a superare forti pendenze”.
E, i droni?
“Con il progetto Agrifood TEF, in collaborazione col Prof. Albino Maggio del Dipartimento di Agraria della Federico II, stiamo studiando tecniche sulla rimozione selettiva delle infestanti tramite robot quadrupedi, con braccio robotico. L’integrazione di un braccio robotico su un quadrupede consente, infatti, di combinare mobilità e precisione, rendendo il sistema più efficace nell’identificare e rimuovere le piante indesiderate senza compromettere le colture circostanti. O, ancora, c’è il progetto AIDROW: Anti-Intruder multi-DROne system for Wild animals in smart farming environments. In sostanza si tratta di droni che riescono a utilizzare strumenti non invasive per allontanare gli animali dannosi, come ad esempio i cinghiali”.
Avete anche in cantiere progetti che potrebbero aiutare le persone non vedenti?
“Con PRISMA Lab, diretto dal Prof. Bruno Siciliano, stiamo studiando un robot quadrupede che potrebbe svolgere le funzioni di cane-guida. Il progetto non è stato ancora finanziato. Certo, nessuno pensa di poter sostituire l’emotività di un cane vero. Ma il robot potrebbe presentare molti vantaggi, non solo dal punto di vista economico: sarebbe in grado di interagire con l’ambiente e le persone circostanti, si può connettere a Internet, seguire i percorsi di una mappa, lanciare messaggi di allarme”.
Che cosa succederà, ora, con l’intelligenza artificiale? Ci saranno ulteriori sviluppi?
“Si tende troppo facilmente a confondere l’intelligenza artificiale, anche quella generativa, con la robotica. Sono due cose molto diverse. E, in particolare, con i robot l’Ia deve fare un passaggio superiore, perché non deve limitarsi a gestire dati e informazioni ma deve interagire con l’ambiente circostante, deve sentire e toccare”.