Covid Napoli, aumentano i parti prematuri: con il virus rischio più alto del 60%

Dopo gli ultimi due parti pre-termine avvenuti al Policlinico, uno studio dell'Università della California conferma: l'infezione aumenta il rischio in presenza di infezione Covid

Gravidanza: donna incinta

Gravidanza: donna incinta

Napoli, 22 agosto 2021 – Due parti prematuri in pochi giorni al Policlinico di Napoli, due giovani donne affette da gravi sintomi Covid sono state operate d'urgenza per mettere in sicurezza la loro vita e quella dei neonati. All'ospedale Federico II si è alzata l'allerta, già si teme che non si tratti di casi isolati. E, infatti, i medici del Policlinico stanno monitorando le condizioni di salute di altre 12 donne arrivate in ospedale in gravidanza, non vaccinate e con il Covid, di cui due in terapia intensiva.

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Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell'Università della California, l'infezione da Covid durante la gravidanza può aumentare fino al 60% il rischio di parto prematuro, dato che schizza al 160% nei casi di donne affette da ipertensione, diabete e obesità.

Stando ai risultati del gruppo di ricerca, il rischio di parto dopo meno di 32 settimane di gestazione risulta del 60% più elevato tra le mamme che durante la gravidanza avevano avuto l'infezione. Allo stesso tempo, è stato registrato un aumento del 40% della probabilità di portare a termine una gravidanza a meno di 37 settimane di gestazione per le donne incinte con Covid-19.

Federico II: due episodi in pochi giorni

Nei giorni scorsi, al Policlinico di Napoli i medici sono dovuti intervenire in due distinti casi per fare nascere due bambini prima del termine della gravidanza. Entrambe le donne erano positive al Covid, gravissime e senza vaccinazione.

Il 18 agosto, una 31enne napoletana ricoverata in terapia intensiva per una polmonite dovuta al Coronavirus ha partorito al sesto mese di gravidanza. Con l'aggravarsi delle condizioni i medici hanno deciso di operare: parto cesareo per salvare il bambino. Il piccolo è ritenuto “grave prematuro”. Il neonato ha serie difficoltà respiratorie e di alimentazione. Il giorno successivo, un'altra donna incinta positiva al Covid è arrivata in ospedale in gravi condizioni: intubata, è stata subito operata per far nascere il bambino. Il neonato, molto prematuro, è di 24 settimane. La neo mamma - una 25enne di Vallo della Lucania, nel Salernitano - è arrivata in ospedale già intubata e in condizioni gravi, trasferita dall'ospedale di Vallo dove era ricoverata da tre giorni in terapia intensiva.

I risultati dalla ricerca

La ricerca, pubblicata sulla rivista “The Lancet Regional Health - Americas”, ha valutato gli impatti della pandemia sulle donne in gravidanza. Il team di San Francisco dell'Università della California, guidato da Deborah Karasek, ha analizzato le 240.157 nascite tra luglio 2020 e gennaio 2021, documentate dai certificati di nascita della California Vital Statistics. Circa il 3,7% delle donne considerate aveva riportato una diagnosi di Covid-19 durante la gestazione. Il tasso di parti pre-termine per le donne che avevano avuto l'infezione era dell'11,8% contro l'8,7% per le pazienti che non avevano contratto il nuovo Coronavirus.

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“Il parto anzitempo è associato a molte difficoltà per madri e figli - osserva Karasek - i nostri risultati indicano l'importanza delle misure preventive tra le donne in gravidanza. Le mamme possono manifestare preoccupazione sui vaccini antiCovid e la salute dei loro bimbi, per questo è fondamentale instaurare un dialogo aperto e sincero con un esperto".

Gli scienziati: vaccinazioni per le donne in gravidanza

Lo scorso 30 luglio, aggiunge la scienziata, è stata pubblicata una guida aggiornata dell'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), “in cui si raccomandano le vaccinazioni per le donne in dolce attesa”. Come limite dello studio, gli autori riconoscono l'impossibilità di determinare in quale momento della gravidanza le donne avessero contratto l'infezione da Coronavirus e quanto fosse acuta la manifestazione dei sintomi. “Questi dettagli sono in fase di analisi tramite altre ricerche - concludono gli scienziati - perché rappresentano uno strumento importante per comprendere i meccanismi con cui Covid-19 influenza il rischio di nascite premature”.

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