Napoli camorra, si pente Luigi Cimmino: il boss del Vomero collabora con la giustizia

Si ripente Cimmino, 60 anni, già sottoposto a interrogatorio. Di recente gli inquirenti hanno chiesto nei suoi confronti e nei confronti del figlio Diego il rinvio a giudizio

Camorra, preso boss latitante del Vomero

Camorra, preso boss latitante del Vomero

Roma, 15 aprile 2022 - Ha deciso di avviare un percorso di collaborazione con la giustizia il boss della camorra Luigi Cimmino, a capo dell'omonimo clan del quartiere Vomero di Napoli. Oggi i sostituti procuratori Celeste Carrano ed Henry John Woodcock hanno depositato nel corso di un processo contro l'Alleanza di Secondigliano alcuni verbali nei quali sono raccolte le dichiarazioni del neo-pentito sessantenne. Secondo quanto si apprende la decisione di Cimmino è stata accolta con prudenza dalla Procura dopo il primo finto pentimento del 2018.

Udienza il 18 maggio nell'aula bunker

Di recente gli inquirenti hanno chiesto nei suoi confronti e nei confronti del figlio Diego il rinvio a giudizio, insieme con un'altra quarantina di persone, nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte infiltrazioni del clan negli appalti di importanti ospedali partenopei. L'udienza prevista oggi relativa alle richieste di rinvio a giudizio, che si sarebbe dovuta celebrare nell'aula bunker davanti al gup Maria Luisa Miranda, è stata rinviata al 18 maggio per consentire a tutti gli imputati di valutare riti alternativi. 

Il "mezzo" pentimento nel 2018

La Procura accoglie con prudenza il pentimento bis del boss. Nel 2018, infatti, Cimmino aveva già avviato un percorso di collaborazione che si era interrotto quando i magistrati si resero conto che si trattava di un bluff, un escamotage per avere dei benefici sulla pena che gli restava da scontare.   Il proposito era "miseramente fallito all'esito dei primi interrogatori esplorativi condotti da questo uffici di Procura e da quanto emerso chiaramente dai colloqui registrati presso la struttura carceraria" dove all'epoca si trovava detenuto, ha sostenuto a suo tempo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Vicenda che viene citata nell'ultima ordinanza sulle infiltrazioni della camorra negli ospedali che aveva portato a 48  misure cautelari nell'ottobre 2021 e che aveva visto il ritorno in carcere del 60enne, scarcerato soltanto pochi giorni prima. 

Cimmino: "Sono stanco"

Ma ora, dice Cimmino, "sono stanco davvero e mi sento pronto". I primi verbali del capolclan sono stati depositati quasi tutti secretati all'udienza preliminare per quaranta imputati accuati di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver imposto tangenti e aver controllato gli applati dell'ospedale di Napoli.

Cimmino è stato uno dei protagonisti della recente storia camorristica partenopea. Nel giugno 1997 era lui il vero obiettivo del clan Caiazzo in un agguato che costò la vita a Silvia Ruotolo, madre dell'ex assessore - e oggi consigliere comunale - Alessandra Clemente, uccisa da una pallottola vagante davanti ai figli affacciati al balcone. Gli inquirenti sono interessati a ricostruire i rapporti tra la cosca di Cimmino e l'Alleanza di Secondigliano, un cartello di cosche indenne di pentimenti e per questo molto potenti.