Edicole votive costruite anche su vestigia romane per 'celebrare' i boss della camorra

Sequestrate 11 edicole costruite abusivamente a Napoli dalle famiglie dell'Alleanza di Secondigliano, in molti casi danneggiando beni storici. L'indagine è partita l'anno corso con il ritrovamento di tre statue sacre del '600 in mano alla camorra napoletana

Napoli, 21 febbraio 2022 – Non solo simboli di devozioni, ma luoghi di pellegrinaggio per dimostrare fedeltà alla camorra. Era questo lo spirito delle 11 edicole votive sequestrate oggi a Napoli, ognuna fatta costruire dalle quattro famiglie dell’Alleanza di Secondigliano in omaggio di un boss o per ricordare le vittime degli agguati di camorra.

Dopo una lunga indagine, supportata dal racconto di alcuni pentiti, la Procura di Napoli oggi ha messo a segno il blitz che ha portato ai sigilli delle edicole votive. Luoghi ritenuti sacri dagli affiliati ai clan, costruiti danneggiando beni storici e perfino le vestigia romane di un antico acquedotto.

Il racconto dei pentiti: a chi erano intitolate le edicole

Ognuna delle 11 edicole votive sequestrate era eretta per omaggio a un boss del clan Contini o Licciardi. I pentiti hanno raccontato ai pm della Dda di Napoli a chi “appartenevano” e chi le gestiva, e così sono scattate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Alessandra Converso e dal procuratore capo Giovanni Melillo, che hanno colpito al centro il “cuore” dell'Alleanza di Secondigliano, la federazione di quattro cosche che da 40 anni è egemone nei traffici illegali di Napoli e provincia.

E così è stato appurato che l'edicola in via Nicola Nicolini, che si trova ai cosiddetti Ponti Rossi, un acquedotto di epoca romana, è dedicata ad Angelo Gotti del clan Contini, finito in carcere nel maxiblitz del 2019. A Pietro Licciardi, figlio del capoclan Gennaro, è stata dedicata l'edicola sequestrata in via Cavara. In piazza Gravina e in via Filippo Maria Briganti, le edicole erano state costruite per ordine di Ettore Bosti detto “o russo”, figlio del capoclan Patrizio, e dedicate a tutte le vittime di agguati. Non solo simbolo del potere, ma luoghi di devozione. In molti, infatti, si recavano davanti a quei luoghi per portare fiori e dimostrare così fedeltà alla cosca che gestiva quello spazio.

Cosa è successo oggi: il blitz

La mano della camorra sulla spiritualità. Sono state sequestrate a Napoli 11 edicole votive abusive e legate all’Alleanza di Secondigliano, costruite nei quartieri Vasto, Arenaccia e San Carlo all'Arena a seguito di fatti di sangue e persone legate al cartello camorristico del “sistema”. Gli 11 decreti di sequestro sono scattati questa mattina, per mano dei carabinieri dei nuclei investigativo e tutela del patrimonio culturale, insieme agli agenti della polizia locale partenopea.

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Non curante del danneggiamento che avrebbero potuto provocare a beni storici e archeologici, la camorra ha allestito le sue edicole votive anche su una colonna portante del tratto dell'acquedotto romano dei “Ponti Rossi”, nel quartiere San Carlo all'Arena di Napoli. Dalle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Melillo, sono emersi nomi eccellenti ai quali sono ricondicibili le 11 edicole votive sequestrate oggi: Pietro Licciardi, figlio di Gennaro, detto “à scigna” (la scimmia, ndr) fondatore dell'omonimo clan, il boss Patrizio Bosti e la famiglia Aieta, tutti importanti componenti l'Alleanza di Secondigliano.

Le indagini scattate dopo il sequestro di statue sacre 

Le indagini, coordinare dalla procura di Napoli, sono iniziate l’anno scorso dopo il sequestro di tre statue sacre del '600, precedentemente collocate nella dismessa chiesa della Santissima Maria del Rosario di via San Giovanni e Paolo, trovate nella disponibilità delle famiglie mafiose Mallardo, Bosti e Contini. Erano in un box dopo gli abitanti del quartiere, dove la gente andava a pregare per la liberazione dei carcerati del clan. Sotto alle statue, c’erano anche i nomi dei pregiudicati ai quali erano intitolate.

Napoli, in processione le statue con affisse le targhe dei boss di camorra

Dalle indagini è risultato che le edicole votive – edificate in luoghi ed epoche diverse, ma accomunate dalla destinazione alla strumentale celebrazione di figure criminali – sono state costruite occupando abusivamente il suolo pubblico. Ogni edicola era riconducibile a persone condannate per delitti di criminalità organizzata o comunque indiziate di partecipazione al cartello camorristico del “sistema” di Secondigliano. Le edicole votive sottoposte a sequestro sono state affidate al Comune di Napoli, anche al fine di consentire l'adozione dei conseguenti provvedimenti amministrativi.