Arzano sparatoria, caffè sospeso per solidarietà. Battaglia: "Stanno uccidendo Napoli"

Stamattina la sindaca Cinzia Aruta ha portato la solidarietà di Arzano al titolare del bar dove si è svolto l'agguato di camorra. Caffè sospeso per sostenerlo: "Armando ha paura a restare solo: se chiude il suo bar, abbiamo perso tutti"

Il Roxy Bar di Arzano la sera dell'agguato

Il Roxy Bar di Arzano la sera dell'agguato

Arzano (Napoli), 26 novembre 2021 – Caffè sospeso al Roxy Bar di Arzano, un gesto di solidarietà lanciato all’indomani dell’agguato di camorra in cui sono rimaste ferite cinque persone. “Armando ha paura di restare solo, l'invito a tutti è di andare a prendere un caffè nel suo bar per esprimere vicinanza e solidarietà”. A dirlo è il senatore Sandro Ruotolo, che questa mattina ha riunito sindaca, parroco e comandante dei vigili per un presidio simbolico al bar di via Silone.

“Ci siamo dati appuntamento a mezzogiorno al bar Roxy di Arzano – racconta Ruotolo – con la sindaca Cinzia Aruta, padre Maurizio Patriciello, il comandante della polizia locale Biagio Chiariello e gli altri esponenti del ‘Comitato di liberazione dalla camorra Area Nord di Napoli’. Avrebbe potuto essere una strage, l'agguato dell'altra sera con i 5 feriti. Ci siamo tutti impegnati con Armando (il titolare del bar, ndr) a non lasciarlo solo”.

Negli ultimi mesi la guerra di camorra ha ripreso vita, il numero dei morti è in aumento in tutto il Napoletano. “Ad Arzano come a Caivano e negli altri Comuni della Città metropolitana di Napoli gli equilibri malavitosi sono fragili – continua il senatore – c'è una effervescenza criminale che minaccia la convivenza civile e la democrazia”.

L’appello ad alzare la guardia. “In questo momento, c'è bisogno ancora di più del lavoro delle forze dell'ordine già impegnate a garantire la sicurezza. Noi abbiamo bisogno delle istituzioni e le istituzioni hanno bisogno di noi – ricorda Ruotolo – altrimenti non vinciamo contro la camorra. Armando dev'essere sostenuto perché se chiude il suo bar, abbiamo perso tutti

L'arcivescovo: “Stanno uccidendo Napoli”

“Stanno uccidendo Napoli”. È il grido d'allarme lanciato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. “Il grido d'allarme che ho lanciato alla mia Chiesa e alla mia città - scrive l'arcivescovo - sono un'espressione dura, urtante, adatta a una zona di guerra. Ma non siamo, forse, in guerra”, si chiede l’arcivescovo. “Fin dal mio ingresso a Napoli, ho incontrato il dolore delle vittime innocenti della criminalità. E non c'è stata settimana in cui un mio prete o qualche volontario non mi abbia raccontato di una sparatoria, di un tentato omicidio, di un assassinio di camorra”.

Don Mimmo riferisce che nella sua esperienza di sacerdote si è “confrontato tante volte, troppe volte, con le organizzazioni di morte. E ne ho visto gli effetti”. Esperienze cariche di dolore. “Quante volte – dice – ho raccolto ragazzi e giovani ai margini delle strade ammazzati dall'oro bianco della droga, caposaldo economico della ndrangheta. Quante volte ho ascoltato il dolore di familiari e amici di giovani e meno giovani ammazzati nell'ambito delle lotte tra le cosche”.