Giovedì 25 Aprile 2024

Napoli, l'arcivescovo sui pestaggi in carcere: "Mi oppongo alla violenza"

"Un uragano che ha travolto in modo grave tre comunità", ha detto l'arcivescono don Mimmo Battaglia

L'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia

L'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia

Napoli, 4 luglio 2021 – “Mi oppongo alla violenza”. È l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, a prendere posizione sulle terribile vicenda dei pestaggi in carcere: una pagina nera che han portato a 117 indagati tra dirigenti dell'amministrazione penitenziaria e agenti, di cui 77 sospesi. E don Mimmo Battaglia dice la sua citando il Mahatma Gandhi. "Mi oppongo alla violenza perchè, quando sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente", ha detto ieri l'arcivescovo.

"Le aggressioni commesse da alcuni agenti della polizia penitenziaria non solo sono una violazione della nostra Costituzione, che attribuisce alla pena un carattere rieducativo e ai sistemi detentivi di essere fedeli principi di umanità - ha aggiunto - ma rappresentano anche un uragano che ha travolto in modo grave tre comunità a cui sento la necessità di far giungere la mia vicinanza”. 

Prima di tutto i detenuti

“La comunità dei detenuti, traumatizzati e feriti dalla violenza – ha continuato don Mimmo - ma anche danneggiati nel loro percorso educativo alla cui base non può che esservi la costruzione di un'autentica fiducia nei riguardi dello Stato e di coloro che lo rappresentano, fiducia gravemente minata da quanto accaduto”. 

Danneggiata la parte onesta della polizia. “La comunità della polizia penitenziaria, composta per la grande maggioranza da uomini e donne onesti, che adempiono lealmente il proprio dovere, spesso in condizioni di lavoro difficili e poco curate dal punto di vista psicologico”, è stata travolta dallo tzunami creato dalla vicenda, a cominciare dalle minacce apparse sugli striscioni appesi a Roma e Cagliari, ma anche gli insulti che si stanno scatenando sui sociale e che preoccupano i sindacati. 

Timore di vendetta per le famiglie degli agenti

Non va dimenticata, ha sottolineato l’arcivescovo, “la comunità delle famiglie degli agenti coinvolti, anch'essa travolta dalle pagine di cronaca e provata psicologicamente dal timore di ritorsioni e vendetta". Come vescovo di una città "con un enorme numero di detenuti, sento il dovere di ringraziare i cappellani degli istituti penali, i tanti volontari e tutti coloro che per ruolo istituzionale e spirito di solidarietà lavorano per rendere il carcere un luogo sempre più umano e umanizzante". Ma anche "di invocare dal Signore per tutti la grazia di imparare da quanto accaduto affinché mai più si verifichino episodi del genere".