Anno giudiziario Napoli, l'allarme: "Pandemia, un grosso affare per la criminalità"

Prestiti usurai, riciclaggio di denaro nei settori in crisi e traffico di mascherine vendute a ospedali ed enti pubblici. A parlarne è Giuseppe De Caroli, presidente della Corte di Appello di Napoli

Indagini sul riciclaggio di denaro

Indagini sul riciclaggio di denaro

Napoli, 22 gennaio 2022 – La pandemia è diventata un affare milionario, la camorra investe sulla produzione di mascherine, con vendite di grossi quantitativi a ospedali ed enti locali. A denunciarlo è Giuseppe De Caroli, presidente della Corte d'Appello di Napoli, parlando all'inaugurazione dell'Anno giudiziario. Presente anche il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, che atracciato un drammatico quadro dei clan e dell'arruolamento dei minorenni per i traffici illeciti.

Con l’emergenza sanitaria, “si sono aperti nuovi scenari per la camorra – ha spiegato oggi De Caroli – che potrà trovare impulso al riciclaggio e al reinvestimento di denaro nel mercato delle imprese turistiche, della ristorazione e dell'abbigliamento, colpite da difficoltà connesse alla carenza di liquidità dovuta alle prolungate chiusure intervenute nel corso del 2020 e del 2021, che possono essere da un lato oggetto di richieste estorsive e dall'altro destinatarie di prestiti usurari da parte della criminalità organizzata".

Mascherine, un affare per i clan

Due anni fa la camorra ha fiutato l’affare delle mascherine, investendo nella produzione e nella commercializzazione. “È stato rilevato un notevole interesse da parte della criminalità organizzata per la produzione, distribuzione e commercio di dispositivi di protezione individuale, in particolare di mascherine chirurgiche e non, anche con vendite di grossi quantitativi ad enti locali e ospedalieri”. La commercializzazione delle mascherine “garantisce sia spunti per il riciclaggio che per nuove forme di guadagno”, ha sottolineato De Caroli.

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“Ingente resta anche la distribuzione dei Dpi contraffatti, recanti marchi non autorizzati o non a norma con le indicazioni sanitarie relative ai parametri di filtraggio o perchè privi di marchio C, che nella realtà napoletana ha visto rilevanti sequestri soprattutto ad opera della Guardia di Finanza".