Anno giudiziario 2022: "Napoli è caso nazionale: troppi omicidi e clan, mancano i giudici"

Luigi Riello: "Il numero dei gip deve essere almeno triplicato". Chiede una "cabina di regia" sui fondi Pnrr e un cambiamento culturale: "Via i don Abbondio dalla Chiesa"

Il procuratore generale di Napoli Luigi Riello

Il procuratore generale di Napoli Luigi Riello

Napoli, 20 gennauio 2022 - "Napoli è un caso nazionale, dovrebbe essere dichiarata un caso nazionale per la sua unicità rispetto a Roma, Milano, Palermo, Reggio Calabria". Lo ha detto Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, nel corso di un incontro con la stampa in vista della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario 2022 che si terrà sabato 22 gennaio a Castel Capuano.  Il quadro tracciato dal Procuratore generale parla dell'unicità del 'caso Napoli' dove si diventa pusher a 14 anni e boss a 18, dove sono in crescita gli omici per mafia e la camorra ormai non è più collusa con ambienti imprenditoriale ma l'organizzazione criminale stessa ha creato una struttura imprenditoriale entrando nell'economia e nella finanza in prima persona.

I temi affrontati nell'apertura dell'anno giudiziario dal procuratore generale di Napoli, Luigi Riello

 

"Gli omicidi che avvengono a Napoli - ha spiegato Riello - non ci sono da nessuna parte, il numero di clan che si dividono la città, la provincia e il territorio del distretto non ha pari in Italia. Il discorso degli organici è fondamentale, la proporzione tra il numero di pm e di gip è assolutamente inadeguata soprattutto a Napoli, dove c'è anche il gip distrettuale antimafia. Registriamo dei tempi francamente inaccettabili, non per il fatto che i magistrati siano degli scansafatiche, ma ci sono delle ordinanze di custodia cautelare che vengono emesse dopo circa 2 anni dalla richiesta della Procura. É un fatto dirompente che non può essere più sopportato, il numero di gip dev'essere almeno triplicato".    Napoli, omicidio di Attilio Romano, vittima innocente di camorra: assolto Marco Di Lauro  

"Con 200 pm devi avere almeno 400 giudici"

"Le risorse sono allocate in modo totalmente squilibrato. Noi abbiamo una situazione di totale sproporzione tra le forze in campo, abbiamo un numero di pm molto grande nel Distretto, 107 solo a Napoli e circa 200 in tutto il Distretto, ma i giudici penali in organico sono circa 240, poco più dei procuratori, e dovrebbero essere almeno il doppio" - ha spiegato Giuseppe De Carolis Di Prossedi, presidente della Corte d'Appello di Napoli, nell'incontro con la stampa.  "Non si tratta di un sovradimensionamento della Procura - ha sottolineato De Carolis - anzi in un territorio come questo la Procura, pur lavorando moltissimo, non riesce a perseguire tutto. Ma con 200 pm devi avere almeno 400 giudici, altrimenti non stai dietro al lavoro della Procura che rischia di essere vanificato. In secondo grado poi abbiamo soltanto una cinquantina di giudici in pieno organico, addirittura essendo sotto organico siamo appena 39. Tutte le sentenze che fanno i giudici penali del Distretto vanno a finire sulle spalle di 39 magistrati divisi in 13 collegi. E' come se versassimo ogni anno damigiane in un bicchierino". Camorra, un'altra notte di fuoco nel Napoletano. Amitrano: "È un bollettino di guerra"

Fondi Pnrr: "Arriva la torta: cabina di regia contro criminalità organizzata"

"Dobbiamo attrezzarci in vista dell'arrivo della torta, cioè i fondi del Pnrr. Bisogna evitare la polverizzazione delle inchieste tra le varie Procure e 'distrettualizzare' i reati in modo da avere una cabina di regia pronta ad affrontare e aggredire la criminalità organizzata" - ha sottolineato il procuratore generale Riello, ricordando l'incontro che si è tenuto ieri in Prefettura a Napoli con la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, in occasione del quale è stato firmato un accordo integrato sulla sicurezza in città.  "Abbiamo parlato anche dell'aspetto dell'assalto alla diligenza da parte della camorra - ha aggiunto Riello - appuntamento al quale noi non possiamo arrivare impreparati".  "Il procuratore Melillo, con il mio assoluto accordo, ha puntato la sua attenzione su due aspetti - ha spiegato Riello - : il primo è quello di prepararci in tempo, il secondo è quello di non ripetere quello che molti anni fa avvenne con il terremoto del 1980, cioè l'impreparazione a quel fatto e la polverizzazione tra le varie Procure delle inchieste relative ai fondi. Sarà opportuno, l'abbiamo già detto al ministro dell'Interno e lo diremo anche al ministro della Giustizia, 'distrettualizzare' i reati in modo da avere una cabina di regia che sia pronta ad affrontare e ad aggredire la criminalità organizzata, che ha ovviamente evidentemente degli appetiti incredibilmente forti e famelici nei confronti di questa torta".   

Camorra: "Oggi ha dimensione imprenditoriale"

 "Parliamo sempre di una nuova camorra che è entrata nella finanza, nelle banche e nell'economia, ma questa dimensione imprenditoriale della camorra si è accentuata. La camorra è sempre più preparata e non possiamo più nemmeno parlare in molti casi di commistioni, ma di cartelli mafiosi con figure imprenditoriali al vertice". E' l'allarme lanciato dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello. "C'è un gioco in prima persona della camorra, non in veste parassitaria o collusa con ambienti imprenditoriali, ma con figure imprenditoriali di insospettabili al vertice dell'impresa mafiosa o camorristica. E' un dato grave con cui ci dobbiamo misurare", ha aggiunto Riello.   

Criminalità minorile: "A Napoli boss a 18 anni"

Napoli è l'unica città d'Europa, forse del mondo, in cui "si può diventare un boss a 18 anni, in cui si possono compiere delitti efferati tra 15 e 18 anni e dove a 14 anni puoi essere un pusher". La criminalità minorile all'ombra del Vesuvio, assume dimensioni preoccupanti, secondo il procuratore generale di Napoli Luigi Riello.  "La criminalità minorile è ancora preoccupante, abbiamo le purtroppo solite aggressioni che avvengono anche tra ragazzi sotto i 14 anni, non imputabili, e abbiamo un uso sempre più disinvolto di internet" - ha detto Luigi Riello.    La soluzione "non è nell'abbassamento dell'età imputabile, mi accontenterei che tra 14 e 18 anni la giustizia minorile funzionasse. Lo sforzo del presidente e del procuratore presso il Tribunale per i minorenni è forte, ma non basta da solo. La maggior parte dei reati sono commessi dalla fascia di età 14-18 anni e io mi concentrerei, piuttosto che su improbabili riforme, su una rivisitazione del sistema punitivo. Si perdona troppo e il minorenne che ha commesso il primo o secondo furto spesso viene restituito alla famiglia che magari lo ha mandato a fare il furto o a spacciare. Il minorenne che fa un furto o uno scippo per strada va portato a scuola".   

 

"Via dalle Chiese i don Abbondio"

"Bisogna creare un cordone culturale attorno alla camorra e anche i parroci devono essere uomini di fegato. Via i don Abbondio, perché se mettiamo i don Abbondio nelle parrocchie continueremo a vedere lo sconcio di mani grondanti di sangue che danno offerte che alcuni accettano" - ha detto i procuratore generale di Napoli,  Luigi Riello. "Quando parliamo di tagliare i fili culturali con la camorra - ha spiegato Riello -penso soprattutto alla Chiesa. Abbiamo un arcivescovo che ha iniziato direi molto bene il suo ministero qui a Napoli con un atto di alta significatività: la rimozione da una chiesa di Marano di 3 quadri di valore che erano lì da 30 anni, con tanto di targa a ricordare 'Dono di Lorenzo Nuvoletta'. In don Mimmo possiamo avere un interlocutore forte e credibile per la semplice ragione che l'anatema della Chiesa non è qualcosa che di per sé sconfigge la camorra, ma è certo che i camorristi sono, come i mafiosi, molto vicini alla chiesa, vanno in chiesa, portano i santi patroni, donano chi sa cosa alle chiese, si avvicinano ai sacramenti. Questa gente deve uscire dalle chiese, non si può entrare in chiesa con in una mano una pistola e nell'altra il rosario. A queste persone va tolta autorevolezza".  Ecco perché, secondo Riello, "anche i parroci in Campania devono essere uomini di fegato. Via i don Abbondio. Con questo arcivescovo, e con i tanti sacerdoti che già operano da anni con grande coraggio e incisività nell'associazionismo sia laico che cattolico, penso che potremo fare un grande balzo in avanti in questo settore".  Camorra, cappella votiva Emanuele Sibillo simbolo mafioso: indagati genitori del baby boss

I reati in numeri: cresciuti gli omicidi mafiosi

I reati nel Distretto giudiziario di Napoli sono aumentati del 9,43 per cento. Sono infatti passati da 111.286 del 2020 a 121.778 del 2021, "con una decisa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti che avevano visto invece una costante diminuzione dei delitti", spiega il presidente della Corte d'Appello di Napoli, Giuseppe de Carolis.  Sono "sensibilmente aumentati gli omicidi volontari, consumati e tentati, gli omicidi colposi, le lesioni dolose, le violenze sessuali, i furti, le associazioni per delinquere, semplici e di tipo mafioso, e i delitti informatici. Sono invece diminuite le ricettazioni, le rapine, le estorsioni, le usure, i sequestri di persona, i riciclaggi, gli incendi, i delitti in materia di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione".  A Napoli in particolare sono cresciuti gli omicidi di stampo mafioso, per le fibrillazioni in diversi quartieri della città tra clan, passati da 9 nel 2020 a 14 (+55,56%). Ma preoccupa anche l'aumento delle violenze sessuali (da 153 a 196 questo anno, con un + 28,10%), sia su maggiorenni che minorenni; in particolare, raddoppiano quelle su bambini dell'età inferiore a 14 anni (da 10 nel 2020 a 21 questo anno, cioè il 110%). Ancora alti i dati dei reati predatori, che superano i 60 mila in un anno, 16 mila furti di auto in più e 2.763 rapine.  Agguato di Capodanno a Napoli: ucciso Salvatore Capone, scorta armata dei boss Camorra Napoli, agguato a colpi di pistola davanti a un bar: grave Vitale Troncone Notizia in aggiornamento