{{IMG_SX}}Milano, 30 ottobre 2007 - Cuori sanguinanti, cuori spezzati, che i loro amori siano felici oppure no. Girano con la frangia lunga colata sulla faccia, c’è chi li definisce dark un po’ sbiaditi, chi invece ne delinea i contorni facendo degli 'Emo' una nuova tribù adolescenziale che vive per lo più nascosta nel sottobosco del web e non si dichiara pubblicamente, non dichiara cioè la propria filosofia di vita (sottocultura), che resta dunque solo da tratteggiare assommando i pochi codici culturali decrittabili.

 

Emozioni (da cui 'emo'), sentimenti, abbigliamento, e magari, secondo un tentativo d’inchiesta del 'Times', anche una certa predilezione per gli antidepressivi giacché gli 'emo' tendono alla malinconia. Ma soprattutto vivono di musica. Da Wikipedia: 'Con il termine emo si contraddistingue un sottogenere della musica hardcore punk. Nella sua interpretazione originale, il termine fu utilizzato per descrivere la musica di Washington DC della metà degli anni ’80 e le band associate ad essa. Negli anni successivi, fu coniato il termine emocore (abbreviazione di 'emotional hardcore'), usato per descrivere altre scene musicali influenzate da quella di Washington. Emo deriva dalla volontà della band di emozionare l’ascoltatore durante le proprie esibizioni'. Fin qui la voce enciclopedica.

 

Viziate dalla scarsa visibilità, sul popolo degli 'emo' si alternano definizioni contrastanti e ambigue: gli emo-boys pare siano ritenuti da altri giovani solo degli 'sfigati' o 'viziati che hanno tutto e che si creano dal nulla problemi enormi per farsi commiserare' (attenzione, circolano anche arrabbiate correnti di emo-fobici), però secondo uno studio dell’Università del Michigan, sarebbero invece ragazzi gentili e fedeli, affidabili e comprensivi, di cui le ragazze andrebbero pazze.

 

Ma se di musica gli 'emo' si devono soprattutto nutrire, la sorgente a cui si abbeverano più appassionatamente è oggi quella dei Tokio Hotel. Boy band tedesca nata a Magdeburgo, depressa ex DDR, e da lì, con due dischi in tedesco e uno in inglese ('Scream') ha conquistato mezza Europa: Paesi dell’Est in visibilio, Germania, Austria e Svizzera nemmeno a parlarne, undici concerti tutti sold out in Francia. E adesso sono in Italia. Era prevista un’esibizione all’Alcatraz di Milano, ma i fan si sono insospettabilmente moltiplicati al punto da dover cambiare la sede del concerto, che si terrà al più capiente (undicimila posti) Dutchforum di Assago.

 

Tutto esaurito, dall’inizio di ottobre. Il 1° novembre i TH saranno sul palco degli Mtv Europe Music Awards (performer e candidati in due categorie, 'Band' e 'Inter Act') in programma all’Olympiahalle di Monaco. E per la prima volta i quattro fenomeni si esibiranno live sul palco del mega-evento musicale in diretta tv su tutti i canali del Network Mtv. Presenza 'dovuta', visto che la rete musicale ha dato una spinta notevole alla crescita dei TH, ospitandoli solo in Italia a TRL e all’Mtv Day di Roma e ogni volta rimandendo di stucco per quanto facilmente le piazze si riempivano con loro in scena.

 

Chi sono i TH? Quattro ragazzi di cui due fratelli gemelli, Bill (voce) e Tom Kaulitz (chitarra), e poi Georg Listing (basso) e Gustav Schäferd (batteria), età compresa fra i 18 e i 20 anni che cantano in inglese ma non lo parlano. Segni particolari, ambiguità e facce da 'manga' giapponese; soprattutto l’idolo Bill, volto da fumetto contornato da capelli sparati e méchati di bianco, gli occhi bistrati sulla pelle diafana e un fisico efebico. E’ lui che fa impazzire le 'emo-girl' ed è lui che, guarda caso, vista l’assonanza, ha doppiato il protagonista (nella versione tedesca) del film di Luc Besson 'Arthur e il popolo dei Minimei', storia di un ragazzo che scopre i Minimei, esseri minuscoli che vivono nel sottosuolo, e in quel mondo nascosto trova emozioni e amore. Bill ha avuto l’influenza, durante il tour, perciò un paio di date sono saltate: quasi una sommossa da parte dei fan emersi a fiotti da un sottosuolo invisibile probabilmente corrispondente al territorio degli 'emo'. E infatti la musica dei TH viene chiamata, con una definizione forse tagliata un po’ troppo grossolanamente, 'emo-pop'.

 


Se i TH interessano i sociologi, potrebbero interessare a maggior ragione i genitori che magari allevano fra le mura di casa un 'emo' e non lo sanno. E forse i Tokio Hotel (Tokio come la città scelta dai quattro ragazzi come simbolo di espansione; Hotel come gli alberghi che la band si è trovata a frequentare assiduamente) possono funzionare da cartina di tornasole per stanare con certezza un 'emo' fra la prole o i compagni di scuola. Non è solo Bill a rappresentarli, anche il gemello Tom ispirato nel look allo stile street-urban potrebbe essere assai indicativo, e rappresentativo dell’ambiguità degli emo-boys. Delicati o viziatelli, ma tutti con tenui cenni di ribellione. Cantano allora i TH: "Ti svegli e qualcuno ti dice dove andare. Quando arrivi qualcuno ti dice che fare. Grazie, un altro schifoso lunedì".