Giovedì 25 Aprile 2024

Raffaella Curiel, "un'eleganza sofisticata nel segno di Klimt"

Stasera il defilé, anteprima di Milano Moda Donna

Gigliola e Raffaella Curiel e Zhao Yizheng (RedStone)

Gigliola e Raffaella Curiel e Zhao Yizheng (RedStone)

Milano, 18 settembre 2018 - "L'alta moda? È una fucina di idee e di coraggio”. Raffaella Curiel, regina di ogni eleganza e charme, racconta così il suo stato d’animo alla vigilia del defilé di alta moda di stasera, come anteprima alle collezioni di pret-à-porter di Milano Moda Donna in pista da domani. Lei, fedele alla creatività e all’arte sartoriale trasmessale dalla celebre madre Gigliola grande couturière degli anni d’oro di Milano coi trionfi di stile alle Prime della Scala, insieme alla figlia Gigliola (come la nonna) Castellini Curiel porta avanti con tenacia l’atelier in via Manzoni, inaugurato pochi mesi dopo l’acquisizione del brand da parte del colosso della moda cinese RedStone Group nel maggio 2016, grazie all’intuizione e all’esperienza per il business del figlio di Lella, Gaetano Castellini Curiel.

Signora Curiel, come stanno andando le cose dopo l’accordo con Mr Yizheng Zhao e la fondazione di Curiel Ltd?

"Bene, molto bene - risponde Raffaella Curiel a poche ore dal defilé che simbolicamente apre questa tornata di moda milanese -, Mr Zhao è un imprenditore colto e illuminato, appassionato di musica e di arte, con una visione molto moderna dello stile. Tra noi c’è molto rispetto. Sono molto contenta di come ci stiamo strutturando, e non solo in Cina. E questa sfilata d’alta moda per il prossimo inverno ne è la testimonianza più chiara. Mr Zhao è un trascinatore, un uomo che ti fa credere in te stessa. Ha 55 negozi a marchio Giada, ed entro l’anno vuole aprire 30 negozi Curiel in tutta la Cina".

Cosa vedremo in passerella?

"Tutti capi unici, realizzati con le tecniche più sofisticate e rare dell’alta moda italiana. Saranno 35 uscite, soprattutto completi per la sera. I nostri partners cinesi sostengono che la couture ha un grande richiamo nel loro Paese e per questo hanno già aperto 14 negozi e organizzato alcuni defilé durante le quali io e mia figlia Gigliola abbiamo ricevuto molti complimenti".

La location del defilè di stasera è davvero speciale. Ce la racconta?

"Più che speciale direi unica, è la Casa degli Atellani, dimora voluta nel Quattrocento dal Signore di Milano Ludovico il Moro, in Corso Magenta, una residenza dal grande fascino dove c’è anche la celebre Vigna di Leonardo, perché il da Vinci ha vissuto anche lui lì. È di proprietà dei nostri parenti Castellini, per questo abbiamo questo privilegio. Tutti i miei invitati potranno poi ammirare anche il restauro che nel 1922 fece di questa dimora l’architetto Piero Portaluppi. Tra gli ospiti un parterre de roi di grande borghesia, politica e intellighenzia".

Da dove è partita per immaginare questa collezione?

"Sono partita dal periodo europeo degli inizi del Novecento, da Klimt a Fortuny e a Hoffmann, un’epoca grande per la cultura. Mi ha attratto in particolare la grafica che Klimt aveva creato prima di tutti con segni tipo geroglifici misti a fiori, lui aveva già fatto tutto centocinquanta anni fa e noi oggi lo vediamo per le strade. Io del resto vengo da quel mondo lì, dalla Mitteleuropa, fin dall’infanzia ho avuto usi e costumi austroungarici! Fra i colori di questa collezione spicca il blu lapislazzulo con oro antico e argento e tanti verdi, con punte di nero. Sfileranno anche due o tre Curiellini, i tailleur bon ton di cui andiamo fieri".

Come ha scelto le modelle?

"Ho scelto donne con le facce pulite ma sofisticate, femminili. Durante le prove scherzo, ma poi neanche tanto con loro, dicendogli: ma dove andate? In passerella o al supermercato?". 

Quando Raffaella Curiel cammina per strada a Milano o nel mondo che tipo di donna incontra?

"Noto che in giro manca molto la femminilità, quel tocco delicato che fa la differenza. A Parigi va un po’ meglio, da noi purtroppo no, si è persa molta grazia. All’estero si vestono alla moda ma non come qui con le firme appiccicate da tutte le parti. Non è il marchio che fa la donna, è la donna che deve interpretare in modo personale quella firma, e farla sua".

Anche la moda italiana del pret-à-porter è un po’ urlata? Che ne pensa?

"Non sanno più cosa fare. Io sono fuori da questo mondo di apparenza e ostentazione, sono una chiusa dentro una biblioteca! Dietro le stranezze in passerella ci sono i vestiti da vendere. Penso che ci sarà presto una rivoluzione e si ritornerà al classico. Io amo da sempre Giorgio Armani e lo ammiro per la sua coerenza e il suo rigore sul lavoro. Per me ci sono solo due icone: il grande Yves Saint Laurent per la creatività e il coraggio dell’immenso Giorgio Armani per l’equilibrio del suo stile. Giorgio ha portato l’Italia nel mondo, non dimentichiamolo mai".