Venerdì 19 Aprile 2024

Pitti Filati per una moda più sostenibile e maggiore attenzione agli animali

La fast fashion 'brucia' vestiti a grande velocità e il loro smaltimento sta diventando un problema. In arrivo la tracciabilità della lana mohair

Abndrea Cavicchi parla al workshop sulla sostenibilità a Pitti Filati

Abndrea Cavicchi parla al workshop sulla sostenibilità a Pitti Filati

Firenze, 27 giugno 2019 - Dopo il food toccherà alla moda imboccare con serietà e determinazione la strada della sostenibilità. I primi segnali sono già evidenti ma la strada da fare è ancora tanta e tutta in salita. Se ne è parlato stamani a Pitti Filati al convegno internazionale 'Traceability for the sustainability of the wool the example of mohair anda recycled textilea', organizzato da Confindustria Toscana Nord, presiduta da Andrea Cavicchi, e da Textile Exchange, Mohair South Africa e Icea, sulla tracciabilità della lana, in particolare il mohair prodotto in Sud Africa e molto usato dalle imprese di filato italiane. Perché dopo che la Peta nel maggio del 2018 ha denunciato con un video la cattiva tosatura di una piccola capra è scoppiato nel mondo il 'caso mohair', perché oggi sempre più è necessaria anche la vigilanza sul welfare degli animali da allevamento. Che senza una particolare preparazione degli allevatori non potrà progredire. E oltre a questo al convegno a Pitti Filati, che chiude domani, si è parlato di certificazione in arrivo per la lana mohair a breve e di smaltimento dei rifiuti tessili che stanno aumentando a dismisura nel mondo.

"La sostenibilità nel sistema moda deve essere sempre più legata alla tracciabilità del prodotto e del processo produttivo, il tema si affronta solo attraverso l'impegno corale di tutti i soggetti coinvolti, affinchè gli strumenti di certificazione siano messi a punto insieme a tutte le aziende della filiera produttivo. Partendo dalla produzione della materia prima - ha detto Andrea Cavicchi presidente di Confindustria Toscana Nord che riunisce gli imprenditori di Prato, Pistoia e Lucca - e dal benessere degli animali nelle fattorie, controllando e tracciando tutte le fasi di produzione del tessuto e del filato fino alla realizzazione del capo.Solo così sarà possibile garantire al mercato e ai consumatori una piena sostenibilità del prodotto e del processo produttivo”.

L'appuntamento decisivo sarà il convegno internazionale a Vancoover dell'ottobre prossimo. Così dopo la denuncia della Peta in Sud Africa molto si è fatto sul fronte della tutela degli animali, a cominciare dall'educazione di contadini e allevatori a trattare e crescere gli animali da lana. Paolo Foglia, textile certification Manager i ICEA ha parlato della rivoluzione demografica che ha portato a 9 miliardi di persone nel mondo e dell'impatto del consumo di indumenti sull'ambiente. Dagli anni Settanta ad oggi si è passati da 26 miliardi di tonnellate a 97 miliardi di tonnellate, un numero enorme di abiti nelle discariche nel mondo, un inquinamento altissimo.

"I prodotti tessili aumentano con la crescita demografica, spesso senza controllo - spiega Paolo Foglia - e cresce anche il numero di vestiti venduti: da 50 miliardi nel 2000 a 100 miliardi nell 2015. Tutto si butta via velocemente, generando una grande massa di rifiuti tessili. Il riciclo è ancora una segmento di nicchia con costi alti, il 73% degli scarti tessili va direttamente in discarica".

I costi sono alti per le comunità, i sindaci d'ora in poi avranno più problemi, ad aprile 2018 è stata varata una direttiva europea che impone entro il 1 gennaio 2025 l'istituzione della raccolta differenziata per i rifiuti tessili. Tra 5 anni tutto cambierà e bisogna attrezzarsi perchè il mondo sta cambiando e i giovani sono molto sensibili alla sostenibilità.

Intanto va segnalata la mission di Confindustria Toscana Nord e di Andrea Cavicchi che per primo ha fatto due anni fa un accordo con Greenpeace e ora ha organizzato questo convegno sulla tracciabilità e certificazione in arrivo sul mohair. Sobo 81 le aziende del comprensorio certificate, la filiera comincia a rispondere ai nuovi bisogni, l'economia circolare non è più un'utopia.