Mercoledì 17 Aprile 2024

Parigi fashion week 2022, Saint Laurent e la moda pret-à-porter

Dopo Dior, cambio di scena con la fontana, i giochi d’acqua e di luci di Saint Laurent sullo sfondo della Tour Eiffel

Bella Hadid

Bella Hadid

Parigi, 28 settembre 2022 - Dopo la grotta barocca di Dior, cambio di scena ieri sera con la fontana, i giochi d’acqua e di luci di Saint Laurent sullo sfondo della Tour Eiffel tutta illuminata dalle 20 in poi. Una fontana costruita tutta nuova sopra quella (vera) del Trocadero, come sempre con una mise en place potente e lussuosa. Anthony Vaccarello che sta rivitalizzando e ri-mitizzzando lo stile dell’immenso Yves anche stavolta coglie nel segno concentrandosi sulle proporzioni, su un modello femminile longilineo, aulico e misterioso, su materiali di ricerca e su gioielli ben visibili a ogni look degli oltre ottanta presentati in passerella. Si parla di estate 2023 ma non mancano cenni no season. Quando Anthony, alla fine, esce per il saluto di rito, scatta un applauso soddisfatto e ammirato. Questo giovane uomo, figlio di emigranti e cresciuto in Belgio, una gavetta eccellente alla corte di Donatella Versace e ora da alcuni anni nel secondo marchio per fatturato del Gruppo Kering che lo ha affidato alla presidente e Ceo Francesca Bellettini, coglie l’aria del tempo che viviamo e lavora sulla memoria dello stile YSL con intelligenza, senza provocazioni, cavalcando quei criteri eterni di eleganza sontuosa che hanno fatto grande il brand.

Saint Laurent
Saint Laurent

Tutto lungo, anzi lunghissimo, per cappotti di cashmere che non hanno stagione e trench di pelle rigorose di marrone caffè o nero, spalle grandi, spallini militari ridondanti, poi giù tutti dritti a toccare terra. Sotto degli abiti di maglina di jersey di seta sottili come ragnatele, che avvolgono come una carezza le forme di modelle alte e magrissime, unici tocchi gli orecchini e i grandi bracciali d’oro, scarpe sempre a stiletto per aumentare se possibile l’effetto seduzione. Ci sono le amiche della maison e le modelle d’antan, da Carla Bruni che racconta la grande timidezza di Yves e la sua grandiosità, a Eva Herzigova, Kate Moss, Shalom. Il defilè è dedicato da Vaccarello a Martha Graham, la più grande danzatrice americana del XX secolo, inventrice di moderne coreografie, che ha affascinato il direttore creativo di Saint Laurent per la sua eleganza ieratica. Punto forte insieme alla lunghezza dei mantelli e la sinuosità degli abiti l’uso della cagoule per coprire la testa, questo tocco sì davvero anni Ottanta. Sempre le spalle grandissime, ma non proprio proporzionate come quelle che simulano goffamente altri designer, imponente simbolo del potere delle donne, leitmotif del primo giorno dei defilè parigini.

Oggi invece si comincia con Courregès con la rivisitazione del brand da parte di Nicolas Di Felice, anche lui belga e anche lui figlio di immagrati italiani come Vaccarello: sulla pista di sabbia che alla fine si riempie dal soffitto di un fiume di altra sabbia, le modelle sfilano scalze con gli abiti appesi alla spalla come fossero pezzi di guardaroba da portarsi tutto il giorno addosso, con comodità, legati con elastici a tracolla tra giubbotti di jeans o di pelle e camicie, per avere mani libere. Certo un esempio di voglia di rompere col bon ton e col falso romanticismo, quella delle generazioni più giovani alle quali guarda il marchio acquistato da Artemis, fondo privato della famiglia Pinault. In passerella anche una splendida Bella Hadid vestita e stracciata col denim alla maniera sfiziosa di Di Felice.

Courreges
Courreges

Bruno Frisoni, stilista eccelso di calzature da donna, con esperienza stellare, dandy di testa e di cuore, presenta la seconda collezione in una galleria d’arte moderna assai sofisticata, ottimo sfondo per le sue creazioni. Belle le mules di tessuto ecologico specchiato tutte come accartocciato e per questo chiamate Car Crash, simili a sculture per il piede delle donne. E poi memorabili gli stivaletti e i sandali accollati con la punta Asym tipica del brand Bruno Frisoni che sono ricavati da jeans vintage, tagliati nella profilatura dell’allacciatura e avvolti sulle suole di vero cuoio Made in Italy, illuminate da bottoni gioiello.

Nella Cattedrale anglicana di Parigi sfila Undercover con le modelle che chiudono la scena sotto il rosone con sei abiti da sera come palle di tulle, davvero fenomenali. Jun Takahashi che disegna Undercover predilige tailleur pantaloni con strappi e drappeggi, anche qui tutto come appeso intorno al corpo quasi senza forza di gravitazione, il gilet perde una spalla, tanto bianco e nero ma anche giallo fluorescente, abiti un po’ a brandessi, il trench scomposto e il biker di pelle nera che si smonta con le zip.

Torna a sfilare a Parigi dopo la sosta epidemica il sempre bravo e affascinante Dries Van Noten, capitano di lungo corso dei grandi stilisti della scuola di Anversa che hanno cambiato tanti anni fa la moda. Blu severo per giacconi ripresi davanti con ampiezze sproporzionate, borse con le frange fino a terra, gonne tra plissè e balze, i neri, i melanzana, i neutri. Poi i pastelli polverosi per sete stropicciate per abiti minimal-chic e spolverini. E per chiudere un’invasione di fiori, colorati e diafani, tra balze e ruches, lunghezze sotto al ginocchio e una dolce femminilità. Una collezione ricca di contrasti tra rigore e ottimismo, tra sagome scultoree e pastelli trasformati in una memoria di colore. Per una donna da proteggere, perché vulnerabile.