Giovedì 18 Aprile 2024

Moda, ispirazioni indiane: il fascino del sari

Da Zendaya a Gigi Hadid, il tradizionale abito indiano conquista il mondo della moda. Prezioso, vintage, rivisitato, in una parola irresistibile

Zendaya al party di apertura del Nita Mukesh Ambani Cultural Centre (NMACC) aprile 2023

Zendaya al party di apertura del Nita Mukesh Ambani Cultural Centre (NMACC) aprile 2023

La moda torna a guardare a Oriente. I primi segnali li avevamo avuti l’anno scorso, quando Natasha Poonawalla aveva illuminato la passerella del Met Gala indossando un sari dorato di Sabyasachi, abbinato a un bustino metallico (una vera opera d’arte!) di Schiaparelli. Poche settimane dopo, l’attrice Deepika Padukone aveva sfilato per la cerimonia di chiusura del Festival di Cannes avvolta in uno splendido sari firmato da Abu Jani-Sandeep Khosla. Incantevoli suggestioni d’oriente che non sono rimaste scelte isolate. Anzi.

Preziosi ricami alla conquista dello star system

Dior lo scorso marzo ha deciso di sfilare a Mumbai. Tra colletti Nehru, silhouette che evocavano sari e sherwani, intricati e preziosi ricami i riflettori erano tutti per le meravigliose creazioni dello storico atelier Chanakya (nato nel 1984, oggi guidato da Karishma Swali, figlia del fondatore e nuova direttrice artistica). Ed è stato un successo. Se per Natasha Poonawalla, Deepika Padukone e Priyanka Chopra, tutte di nazionalità indiana, la scelta di indossare il sari va oltre la moda, trasformandosi anche in un momento di affermazione delle proprie origini, per la stella di Hollywood Zendaya e la super modella Gigi Hadid - entrambe splendide all'opening del Centro culturale Nita Mukesh Amban a Mumbai a inizio aprile, rispettivamente in Rahul Mishra e Abu Jani Sandeep Khosla - la scelta del sari conferma una tendenza globale: la tradizione sartoriale indiana sta conquistando un posto al sole tra le fila della moda occidentale.

La mostra “The Offbeat Sari” al Design Museum di Londra

Dal 19 maggio il Design Museum di Londra (fondato nel 1989 da Sir Terence Conran è il principale museo al mondo dedicato al design contemporaneo in ogni sua forma) ospita la mostra “The Offbeat Sari”, che celebra il sari contemporaneo. Aperta fino al prossimo 17 settembre e ideata da Priya Khanchandani, curatrice capo del museo, propone in esposizione dozzine dei migliori sari del nostro tempo, firmati da designer, indossatori e artigiani indiani. Non solo una “mostra di moda”, ma un progetto che mira a svelare, attraverso i tessuti, i ricami e le forme avvolgenti, quanto il sari sia una metafora delle definizioni stratificate e complesse dell'India di oggi.

Il sari tra tradizione e presa di posizione politica

«Ci sono sempre stati diversi modi di drappeggiare il sari – racconta Priya Khanchandani - a livello regionale, secondo la funzione, l'ambiente, il gusto. Nei villaggi di pescatori, per esempio, è drappeggiato corto, il che ha perfettamente senso». Il sari è indossato in tutta l'Asia meridionale ma in India è diventato un simbolo della "Madre India", spiega Khanchandani. «Ci sono opinioni contrastanti, ma, a mio avviso, il sari è legato alle ideologie nazionaliste indiane, l'aumento del conservatorismo culturale in India proveniente dall'alto. Parte di ciò deriva dal fatto che il tessuto su telaio a mano era intrinseco al movimento per l'indipendenza. Il Mahatma Gandhi ha detto alla gente di filare la propria tela a casa».

L’evoluzione del sari

Indossato come indumento quotidiano, a volte considerato troppo formale o scomodo, il sari è convenzionalmente un drappo non cucito avvolto attorno al corpo che può essere drappeggiato in vari modi. La sua forma “non fissa” gli ha permesso di trasformarsi nel tempo, accogliendo le mutevoli influenze culturali che si sono susseguite. «Poiché ha una forma semplice, è diventata una tela per esprimere idee diverse» ha dichiarato Priya Khanchandani presentando la mostra. Negli ultimi anni, il sari è stato reinventato. I designer stanno sperimentando forme ibride come abiti sari, sari pre-drappeggiati, materiali innovativi (molteplici le proposte dello stilista Gaurav Gupta) e sari dall’inconfondibile stile “urban” con tanto di cappuccio (dall’etichetta indiana NorBlack NorWhite). Un processo che ha riavvicinato le giovani generazioni al tradizionale abito indiano. Quello che prima era considerato “vetusto” e “polveroso”, oggi viene attualizzato e urbanizzato, magari in abbinamento con un paio di scarpe da ginnastica, scelto come outfit per una comune giornata lavorativa, addirittura per andare sullo skateboard, fuori da ogni definizione di genere. «Negli ultimi dieci anni - continua Khanchandani - abbiamo assistito a una vera rivoluzione». Oggi, il sari nell'India urbana si è trasformato in un “campo di prova” per l'innovazione del design e, allo stesso tempo, un'espressione di identità e un oggetto artigianale che trasporta strati di significati culturali. Il focus della mostra è proprio questo: presentare il sari come metafora delle complesse definizioni dell'India di oggi.