Lvmh offre 14,5 miliardi di dollari, ma per Tiffany è poco

Le trattative tra il Gruppo di Bernard Arnault e il colosso americano di gioielli sarebbero ancora in corso

La sede di Tiffany & Co. (Ansa)

La sede di Tiffany & Co. (Ansa)

New York, 27 ottobre 2019 - I giochi non sono fatti ma i rumors sono allo zenith: come anticipato da Bloomberg e poi dal Wall Street Journal il Gruppo LVMH, capitanato dall'uomo più ricco d'Europa Bernard Arnault, vuole comprarsi il colosso americano dei gioielli Tiffany & Co, e lo vuol fare con una offerta da 14,5 miliardi di dollari. La news ha buttato all'aria le carte dei paperoni del mondo che danno la caccia a questo o quel marchio ad altissima redditività e aperto un nuovo scenario di acquisizioni per chi come lo stesso Bernard Arnault solo dieci giorni fa è volato in Texas per aprire una fabbrica per uno dei suoi galattici marchi come Louis Vuitton alla presenza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e di sua figlia Ivanka. 

Ora dollari offerti su un piatto d'argento (uno dei materiali nobili della maison americana famosa per gli anelli di fidanzamento con brillanti e per le collezioni di gioielli disegnati anche da Elsa Peretti e Paloma Picasso) per un boccone d'oro come Tiffany che col piglio del nuovo amministratore delegato Alessandro Bogoglio, in sella da due anni, ha da poco rinnovato il negozio del mito della bellezza sulla Quinta Strada a New York celebrato nella pellicola interpretata da Audrey Hepburn. Ma poche ore dopo lo scoppio della bomba "Tiffany mangiato da Arnault", fonti vicini alla casa di alta gioielleria hanno fatto sapere che l'offerta è stata per ora respinta perché giudicata troppo bassa per il valore e dunque inadeguata. Offerta respinta ma non ancora declinata perché le trattative sarebbero ancora in corso. 

Arnault tiene a mettere sempre più le mani sui colossi del lusso internazionale per rafforzarsi specie sul mercato americano, dopo il crollo di quello cinese per i dazi e per la politica severa del presidente cinese contro ogni corruzione dei suoi funzionari. Per non dire della nuova severità dei paperoni russi e arabi, anche loro meno spendaccioni di un tempo. Dunque occhi puntati sulla Grande America e su Tiffany che ne è uno dei miti, e sull'offerta in contanti del magnate francese che col suo Gruppo LVMH controlla 75 marchi (tra cui Dior e Bulgari) con 4,590 negozi nel mondo e 156.000 dipendenti. L'offerta dei 14,5 milardi di dollari è la più alta che l'algido Arnault abbia mai fatto finora e questo la dice lunga sull'interesse per il brand che chiude le sue gioie dentro le scatoline blu Tiffany col fiocco bianco. Tiffany per parte sua ha 300 punti vendita nel mondo e una fama unica e inimitabile ed è quotato a Wall Street: negli ultimi anni ha subito un po' la crisi ma ora specie grazie all'esperienza nel mondo del lusso di Alessandro Bogoglio i margini sono in ripresa e si sta puntanto sullo sviuppo di una collezione maschile che potrebbe dare nuovo impulso al brand. Il Ceo Bogoglio viene dal mondo dei gioielli per essere stato sedici anni in Bulgari, prima che nel 2011 passasse nelle mani di Arnault. E questo certo è una esperienza fondamentale per tessere la tela di questa ennesima dinasty del lusso.