Giovedì 25 Aprile 2024

Morto lo stilista Issey Miyake, addio al maestro del minimalismo a tutta creatività

Aveva 84 anni ed era sopravvissuto alla bomba di Hiroshima. Famoso per il suo plissé, suoi anche i golf turtle-neck neri scelti da Steve Jobs

Roma, 9 agosto 2022 - Era “l’Armani del Giappone”, il re di un minimalismo a tutta creatività, pieno anche di colore e di fantasia, dunque lontano dal total black di tanti colleghi giapponesi che con lui hanno rivoluzionato la moda internazionale. Issey Miyake non c’è più, è morto il 5 agosto scorso a 84 anni per un tumore ma la notizia è arrivata solo poche ore fa dal suo ufficio stampa. Della “scuola giapponese” fondata da lui e dall’immenso Kenzo Takada (scomparso a Parigi nel novembre 2020) sono rimasti la quasi coetanea Rei Kawakubo che ha fondato Comme des Garcons, Yohji Yamamoto che oggi ha 79 anni tutti vissuti con l’assoluta coerenza di un inno costante al colore nero, il più giovane Junia Watanabe classe 1965.

Issey Miyake (Ansa)
Issey Miyake (Ansa)

Lui, Issey Miyake era grandissimo, stimato dal mondo, una vita trascorsa senza clamori nonostante la grandezza stilistica e la gloria per le sue invenzioni davvero favolose, e questo la dice lunga sulla sua filosofia estetica, l’opposto della inutile vanità, una scelta culturale, come quella che identifica la sua moda pura, cristallina, amata da intellettuali e da chi, uomini e donne, cercano nel suo stile il loro stile. Una scelta estetica ma anche di cuore, col Pleats Please, la sua immensa invenzione, che diventa filosofia vestimentaria per una essenzialità paradisiaca, riconoscibile, senza confini e senza razze.

Era nato a Hiroshima nell‘aprile del 1938 e quando scoppiò l’atomica nel 1945 aveva sette anni: fu colpito anche lui nel corpo, zoppicava, e perse la mamma dopo l’esplosione. Una vita segnata,una vita da sopravvissuto, senza quasi mai parlarne forse per l’orrore e la paura provati. La moda lo ha salvato? Forse sì, tanto è stato appassionato del suo lavoro e generosissimo nel crescere generazioni di allievi e poi continuatori della sua griffe. Fondata nel 1970, lui già pienamente ambietato nella Parigi di allora, dopo aver studiato e essersi laureato in grafic design al Tama Art University di Tokyo, poi l’arrivo nella capitale francese e le esperienze nella couture di Guy Laroche, e di Hubert de Givenchy, sue colossi dell’eleganza internazionale. Lui aveva però un suo progetto in testa, che non ha mai rinnegato le sue radici: fare la "sua” moda, perfetta e semplicissima, in un gioco di tagli essenziali che ricordano la maestria di Madelaine Vionnet, lontano dal frastuono dei pizzi e delle ruches, per un modo di vestire moderno quanto essenziale. Unico, sempre.

Se ne è andato all’ospedale di Tokyo, portato via col suo bel sorriso da un carcinoma epatocellulare, circondato da amici intimi e collaboratori. Secondo i suoi desideri non vi saranno funerali o altre commemorazioni. Discreto fino alla fine, oltre la vita.

Issey Miyake ha fondato il Miyake Design Studio nel 1970 e nei successivi 50 anni ha prodotto creazioni rivoluzionarie, inventando lo stile di vita contemporaneo, lontano dalle tendenze del momento, eterno nello charme e nella purezza di forme e materia. I suoi tessuti hight tech si declinano in milioni di opportunità, mantengono la piega e la perfezione con trattamenti di calore a 200 gradi. Perfezione prima di tutto. E poi con l’obiettivo di trasmettere sempre gioia con la sua moda, e di sorprendere sempre col piacere di vestire in modo chic ma originale i suoi clienti, spesso veri adepti di abiti solo apparentemente senza forma ma fatti per volare nel mondo perché leggeri, sempre appropriati, facili per viaggiare (un esempio su tutti Steve Jobs che aveva la passione per i golf turtle-neck neri), subito pronti per essere indossati con estrema naturalezza. Tutte caratteristiche che fanno di Miyake un genio. Il suo ineguagliabile Plissé si è ispirato ai trionfi di Mariano Fortuny, garantendo sempre a ogni modello l’impronta raffinata tipica dello stile giapponese sobrio e perfetto. Abiti adatti per tutti i tipi di donna, e per questo fieramente identitari, egualitari, inclusivi.

Da sempre pioniere ha abbracciato l'artigianato tradizionale ma ha anche guardato alla soluzione successiva: la tecnologia più recente nata da ricerca e sviluppo. Non ha mai fatto un passo indietro dal suo grande amore, il processo di "making things" (fare cose). Ha continuato a lavorare con i suoi team, dando vita a nuove creazioni e supervisionando tutte le collezioni sotto le diverse etichette Issey Miyake. Favoloso anche il suo profumo, il famoso Eau d’Issey segno di raffinatezza e di leggerezza. Come pure sempre al top la borsa Bao Bao, un miracolo di design nel segno del triangolo.

Nel 1999 Miyake ha lasciato la conduzione stilistica del brand per le linee di pret-à.porter. Ma ha voluto che si continuasse sempre a sfilare a Parigi, con le collezioni femminili affidate ai suoi discepoli, l’ultimo è Satoshi Kondo. Continuando a seguire sempre col cuore e coi consigli l’atelier e i vari progetti, come A.POC, 132.5, Homme Plissé Issey Miyake. La sua clientela è fedelissima, quasi maniacale, e annoverà vippissimi che però non ostentano mai l’etichetta: chi veste Miyake una volta continua a farlo, spesso per tutta la vita. E alla sobrietà e naturalezza delle linee femminili negli ultimi anni si è assistito al trionfo dello stile per uomo magari col plissé un po’ ingigantito ma sempre carico di identità e di fascino.