
Dopo un anno complicato l’orologeria elvetica ha iniziato il 2025 con segnali di ripresa. Export in crescita e più fiducia nel futuro. .
Se il 2024 è stato un anno di forti contrasti per l’industria orologiera svizzera, sia in termini di tendenze nei suoi principali mercati sia di performance dei principali attori del settore, il 2025 è iniziato con un segno positivo per le esportazioni di orologi svizzeri che, di contro, l’anno scorso hanno registrato un calo del 2,8% rispetto al 2023, raggiungendo un totale di 26,0 miliardi di franchi. Questa tendenza è stata costante per tutto l’anno, senza fluttuazioni di rilievo.
Per fortuna sembra che il tempo possa tornare a sperare, a marzo, per esempio, secondo le statistiche della Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH) le esportazioni di orologi svizzeri hanno ripreso slancio positivo, registrando una crescita dell’1,5%. Una crescita trainata principalmente dagli orologi in acciaio, il cui valore è aumentato del 5,0%.
Anche gli orologi bimetallici (+1,0%) e quelli realizzati in metalli preziosi (+1,9%) hanno registrato un andamento positivo. Mercato principale, gli Stati Uniti, che hanno registrato un aumento del 13,7%. Segue il Giappone (+1,1%) con un incremento più moderato, mentre il Regno Unito (+10,6%) completa la top three, con una crescita sostenuta. Al contrario, Hong Kong (-11,3%) e Cina (-11,5%) sono rimaste indietro, sebbene il ritmo del loro declino sia rallentato. Anche Singapore (-1,8%) ha registrato un leggero calo nello stesso periodo.
Per quanto riguarda l’Italia, il mercato è in flessione e scende dal decimo all’undicesimo posto. In ogni caso il 2025 per molti analisti è da considerarsi come un anno di prudenza. Parola d’ordine sembra essere cautela, anche, e soprattutto, a causa dell’incertezza geopolitica globale, alla quale si è aggiunta la politica dei dazi del presidente americano Donald Trump.
Non è un mistero che l’aumento delle tasse porta a un aumento dei prezzi. Non solo i mercati finanziari internazionali hanno registrato una significativa flessione in seguito all’annuncio dei dazi, ma molte industrie si sono trovate costrette a rivedere i propri piani strategici, ricalibrando produzione, distribuzione e investimenti per far fronte all’impatto immediato di queste tariffe.
Il settore orologiero è tra i più colpiti e questo porta le aziende a dover reagire per far fronte alla nuova situazione. L’aumento dei prezzi di listino degli orologi ha un’altra conseguenza che è quella di veder spingere l’acceleratore sulle vendite del secondo polso e del vintage: il settore registra ancora buone performance, con in testa ’i soliti noti’, da Rolex a Patek Philippe, a Audemars Piguet, ma cresce anche l’orologeria indipendente, ovvero quei marchi che non appartengono ai grandi Gruppi.
Nel secondo polso gli appassionati e i collezionisti trovano appagato il piacere di poter indossare un segnatempo senza lunghe attese, testimone della storia del marchio e con quel fascino d’antan che non sembra conoscere crisi. Se poi si considera anche che l’acquisto è un investimento per il futuro, ecco che l’affare è fatto.