Mercoledì 24 Aprile 2024

FIRENZE CAPITALE GLOBALE DELLA MODA

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di Paola Fichera

Pitti conta quest’anno le cento edizioni e Firenze celebra i 50 anni sulla ribalta della moda nel mondo. Un’eccellenza della città: ne parliamo con il sindaco Dario Nardella.

Sindaco, il Covid ha picchiato duro sul settore, come vede questa ripartenza?

"La moda ha sofferto molto nel 2020 per il rallentamento forte dei mercati asiatici ma sono rimasto molto colpito dalla capacità di reazione di questa industria capace di rilanciarsi e rialzarsi con grande entusiasmo. E’ questo anche il caso di Firenze che ha il più grande distretto della moda d’Europa - con 46 mila addetti - distribuito tra le grandi maison e la filiera insostituibile di piccole imprese artigiane. Vogliamo celebrare queste 100 edizioni di Pitti e 50 anni di moda fiorentina nel mondo nel segno dell’ottimismo e di un rilancio solido che può dare un apporto visibile dell’economia italiana".

Lei si molto impegnato per ottenere il via alle fiere internazionali, ma quest’anno l’edizione fiorentina che di solito apriva la stagione delle sfilate internazionali arriva dopo le sfilate di Milano e Parigi. È un danno?

"Pitti Uomo è una manifestazione unica, molto diversa dalle sfilate di queste due grandi città. Pitti Uomo è la prima fiera internazionale che si tiene in presenza ma anche l’unica fiera di moda maschile al mondo. E’ un segnale di grandissima importanza. Ringrazio il Governo e in particolare i ministri Di Maio e Speranza con i quali mi sono costantemente sentito nel periodo di marzo e che hanno creduto in Firenze e sono stati decisivi per avere il via libera definitivo alle fiere in presenza".

Dopo tanti anni di competizione serrata come sono oggi i rapporti di Firenze con le altre città della moda, da Milano a Roma, ma anche Parigi, New York?

"Firenze è la più piccola città globale del mondo. Può competere con le grandi capitali come Parigi o New York o Milano grazie alla sua straordinaria concentrazione di qualità, imprenditorialità, storia e valori. Ma ci sono carte che Firenze può giocare più di qualsiasi altra città: la filiera completa della moda, dalle scuole di alta formazione come Polimoda e Marangoni al distretto della produzione tra industrie e laboratori tra Scandicci, area pratese, Bagno a Ripoli e Valdarno; un patrimonio di bellezza che fa da sfondo agli eventi; e non ultimo, nessun’altra città ha la nostra Sala Bianca, dove la moda è nata negli anni Cinquanta".

Pitti arriva quest’anno in una Firenze che deve affrontare le difficoltà della ripartenza, dalla mancanza di turisti internazionali alla non semplice gestione della malamovida che non offre una buona immagine della città.

"La movida non è un problema specifico di Firenze ma riguarda moltissime altre città. Se noi non cominciamo ad ascoltare e a parlare con i giovani non arriveremo mai a una soluzione della movida molesta. Parlare ai giovani significa anzitutto interrogarsi su quanto hanno sofferto in questo anno e mezzo di restrizioni, e magari essere anche di buon esempio. Se i giovani si comportano in modo sbagliato forse qualcuno non ha insegnato loro come comportarsi in maniera giusta. Smettiamo di buttare la croce sui giovani e chiediamoci quale è il modello che intendiamo offrire loro".

Lei ha voluto a Firenze un assessore dedicato alla moda. Perché?

"Ho voluto un assessore dedicato alla moda perché ritengo che la moda non sia una nicchia: è una componente fondamentale dell’industria italiana ed è un aspetto unico del patrimonio culturale del nostro paese. Non a caso l’assessore Tommaso Sacchi ha entrambe queste deleghe, cultura e moda. Non possiamo concepire la moda italiana senza pensare alla cultura e non possiamo immaginare la ricchezza e la creatività della cultura senza tener conto di come la moda sia nata e di come si sia sviluppata nel nostro paese".