Dior, in passerella tira aria di Sessantotto

Maria Grazia Chiuri, a 50 anni dalla rivoluzione beat, reinventa una moda per i giovani di oggi incentrati su temi come ambiente, pace, razza, cultura.

Parigi, Maria Grazia Chiuri in passerella dopo la sfilata del marchio Dior (Afp)

Parigi, Maria Grazia Chiuri in passerella dopo la sfilata del marchio Dior (Afp)

Parigi, 27 febbraio 2018 - Sulla passerella di Dior tira aria di Sessantotto. Quello delle donne che scoprivano il loro valore e il loro cuore, la testa e l'anima, e lo gridavano al mondo. Di quegli anni lontani restano sul set del defilè e sulla passerella il collage di titoli e foto della riscossa che Maria Grazia Chiuri ha voluto rieditare per mostrarli alle nuove generazioni di ragazze che non hanno conosciuto quel vento di libertà che ha cambiato il mondo. Oggi lo stanno cambiando le nuove generazioni, sensibili ai problemi della razza, dell'ambiente, delle ingiustizie, della cultura. E allora un anniversario come quello della rivoluzione beat del Sessantotto si può trasformare in una finestra sui desideri e sui pensieri giovanili di oggi, anche partendo dalla moda.

Il 12 settembre 1966 un gruppo di ragazze in minigonna alzano cartelli e gridano proteste contro il direttore creativo di Dior di allora, Marc Bohan, colpevole di non aver ancora accorciato le gonne alle sue collezioni. “Mini Skrits Forever” inneggiano le ragazze davanti alla boutique di Avenue Montaigne e quel giorno Bohan comincia a pensare di lanciare una linea più democratica, quella del pret-à-porter che chiamerà Miss Dior.

Parigi, Dior (Afp)
Parigi, Dior (Afp)

Oggi Maria Grazia Chiuri, l'italiana alla guida della maison Dior da quasi due anni, ritorna a quei giorni e ripensa con grinta ma senza alcuna nostalgia retrò al 1968 e alla sua rivoluzione di cultura e di vita per le donne. “Mi sono chiesta: che faceva Dior in quegli anni? Come pensò di abbattere il concetto dominante di esclusività? Quando nasce la moda inclusiva? - spiega Maria Grazia Chiuri dopo gli applausi, in passerella ancora con le canadesi dopo la brutta caduta di Natale a Roma -  A 60 anni allora Diana Vreeland coniò la parola Youtquake e nel 1971 a Versailles 170.000 donne parteciparono agli Stati Generali delle donne”. Ora Maria Grazia Chiuri dà le prime risposte, stilistiche e non solo, partendo dalla constatazione di quanto le giovani generazioni di oggi chiedano ai grandi un conforto sui temi dell'ambiente, della pace, della razza, della cultura. “E un brand di lusso come Dior si deve chiedere dove va la moda, si deve interrogare sui cambiamenti della società, perchè uomini e donne contemporanei hanno bisogno di una moda con la quale si possano esprimere”.

Molti i ricami, i parchowork di tessuto dagli archivi Dior, i lavori all'uncinetto con tecniche uniche e dimenticate che rallentano la corsa dello stile e la rendono beatamente elitaria . “Abbiamo usato piccoli laboratori in tutta Italia e in Francia - spiega Chiuri - ritrovando mani esperti capaci di dare ai vestiti un senso si durata e di artigianalità”. Complice anche il lavoro certosino di Graziano Ricami, un nome che brilla nelle Marche. La cliente oggi è matura, vuole abiti che sappiano andare oltre l'immagine, che si possano passare alle figlie, con l'idea di una nuova preziosità che fa ripensare a Penelope e ai suoi valori. Trionfa il patch nei cappotti di velluto e negli abiti sottili per la sera, si velano i corpi e si intravedono quei reggiseni che non hanno più motivo di essere bruciati, ai piedi gli zoccoli ricoperti di pelli preziose o stivali da motociclista per un senso forte di libertà, a tracolla le borse modello Sella tutte logate, in vita la cintura con la grande D d'ottone, per camuffarsi tra la gente la cappa-poncho portata in libertà, il jeans tutto ricostumizzato, il kilt plissè in lana ma anche di organza, sotto la giacca maschile e svelta, il pullover ricamato con il simbolo della pace e la scritta J'Adior, quello con Non, Non e Non dei cortei di protesta, finestre sul mondo nuovo e sul futuro di una femminilità che non vuole più ostentare status, con la fantasia nuovamente al potere.