Morto Beppe Modenese, l'uomo che fece grande la moda italiana

Avrebbe compiuto 93 anni a giorni. Stratega e ambasciatore del Made in Italy

Beppe Modenese (Ansa)

Beppe Modenese (Ansa)

Milano, 22 novembre 2020 - Ha fondato e portato nel mondo, facendolo volare altissimo, il Made in Italy e ora che non c'è più la moda italiana e mondiale è rimasta sola. Beppe Modenese è morto ieri nella sua casa milanese nel quadrilatero dello stile, circondato da tutte le sue belle cose collezionate per tutta la vita insieme al suo compagno l'architetto Piero Pinto scomparso nell'agosto di due anni fa. Giuseppe detto da sempre solo e affettuosamente Beppe era nato ad Alba ma si era trasferito giovanissimo a Milano e da qui aveva iniziato una carriera favolosa ed entusiasmante, da solo col solo aiuto dell'intuito e della passione. Se ne è andato dopo essersi ritirato dalla vita pubblica da pochi anni, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 26 novembre ma per lui la torta con le candeline spenta insieme ai nipoti amatissimi Alessandro Modenese e Rinaldo Modenese non ci sarà più.

A ventidue anni, in un tempo in cui la moda era solo francese, si era avvicinato a questo mondo dorato ed elitario partecipando come assistente di Giovan Battista Giorgini alle prime sfilate a Firenze nella Sala Bianca, conoscendo tutti i big di allora, dalle Sorelle Fontana a Roberto Capucci (anche lui appena ventenne), da Schubert a Emilio Pucci. E di quegli esordi conservava una grande nostalgia. Colto, educato, simpatico, schietto, geniale Beppe Modenese è stato battezzato tanti anni fa dal Womens Wear Daily “il primo ministro della moda italiana”, espressione che calza a pennello a una carriera ricca di successi e di iniziative straordinarie. Mai assente ad una sfilata, sempre in prima fila, elegantissimo d'inverno col suo cappotto di mohair marrone, le immancabile calze rosse sotto gli abiti di alta sartoria (il primo paio glielo aveva regalato Balthus addicted anche lui a questo dettaglio dandy), Beppe era diretto ed empatico, il sorriso accogliente di chi conosce il mondo e sa il fatto suo: ha creato decine e decine di grandi nomi dello stile, aiutandoli e spronandoli agli inizi e accompagnandoli poi coi suoi consigli e la sua autorevolezza. Negli anni Settanta la sua consacrazione non solo ad arbiter elegantiarum ma a manager del fashion quando un gruppo di creativi decise di staccarsi dalle manifestazione fiorentine di Giorgini per andare a Milano e dare il via agli eventi del pret-à-porter. Cambiava il vento e Beppe prese al balzo l'occasione per comiciare a fare di Milano la capitale internazionale della moda che è ora. Il primo calendario del pret à porter è del 3 ottobre 1979 con Walter Albini, Krizia, Giorgio Armani e altri 19 nomi. Lui, Beppe, sempre al timone fino all'ultimo respiro da presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana che oggi lo piange e rimpiange.

Amico di tutti, specie di Gianfranco Ferrè che portava sempre come fermacravatta lo spillone da balia d'oro che Modenese aveva creato per sé e replicato con un dono affettuoso che Gianfranco non si è mai tolto di dosso. Vicino a Sergio Galeotti e a Giorgio Armani nei loro primi passi e sempre in prima fila e all'abbraccio nel backstage fino alle ultime uscite, con l'immenso Armani che lo accoglieva come un fratello. Come un parente, insieme a Piero Pinto, per Laura Biagiotti e sua figlia Lavinia Biagiotti Cigna, per Ottavio e Tai Missoni, per le sorelle Fendi. I suoi calendari sfilate sono stati orchestrati per molti anni dalla sua insostituibile assistente Carla Ling alla quale si è sempre rivolto con lei, per rispetto. Sprone ed esempio per generazioni di creativi, fino ai giovanissimi, che consigliava e “benediceva” con la sua presenza efficace in prima fila. Ambasciatore del Made in Italy e di una qualità della vita a tutto tondo, nella casa milanese come nella dimora splendida come uno scrigno a Venezia, le vacanze in barca a Patmos, l'amicizia con nobiltà e alta borghesia milanese, per prima la carissima per lui Evelina Shapira. Vicino da sempre con affetto a Riccardo e Cristina Muti, frequentatore competente e appassionato della Scala, mai assente agli eventi cultural mondani milanesi. E poi moderno e illuminato nella vita privata per non aver mai nascosto il suo legame d'amore e di complicità intellettuale con l'architetto Piero Pinto, in tempi non certo facili.