Giovedì 25 Aprile 2024

AltaRoma, la moda proibita di Capucci in un docu-film

Girato dal regista Ottavio Rosati, il film racconta la vita del geniale stilista romano

Lo stilista Roberto Capucci (Ansa)

Lo stilista Roberto Capucci (Ansa)

Roma, 28 giugno 2018 - Omaggio ai grandi della moda italiana, a quei designer che hanno fatto grande il nome dell'Italia nel mondo con le loro creazioni, il loro tocco geniale, il loro immenso e inestimabile patrimonio culturale. E se di Renato Balestra, 94 anni, si aspettano con emozione gli abiti in passerella stasera ad AltaRoma, ecco che la manifestazione di cui è presidente Silvia Venturini Fendi presenta il docu-film girato da Ottavio Rosati sulla vita dell'immenso Roberto Capucci, romano classe 1930, attivissimo e geniale ancora oggi come non mai. Nella Sala Fellini di Cinecittà il film è stato presentato in anteprima, "La moda proibita - Roberto Capucci e il futuro dell'alta moda".

Il regista Rosati racconta di aver seguito il Mestro Capucci per sei anni "nei suoi numerosi viaggi in Europa in giro per musei e mostre. Ho capito subito che non avevo a che fare con uno stilista come gli altri, con un capitano d'industria che costruisce il suo impero economico con gli abiti. Capucci stesso dice: 'Dovevo decidere se diventare ricchissimo o essere me stesso'. Il mio film è la prova che Capucci è un artista prestato alla moda. Un artista che si serve del denaro delle sue clienti per finanziare abiti-scultorei come Oceano, dove sono stati impiegati 200 metri di seta plissettata ridotti in 1500 pezzi di tessuto in 30 sfumature dei colori del mare. Cinque mesi e cinque sarte per realizzarlo. La moda proibita sottintende la moda 'proibitiva' costosissima da realizzare, questo è il significato del titolo del mio documentario", conclude il regista.

Per Capucci "chi è nella Moda, è già fuori moda", come ripete anche nel film. Esempio di spirito libero e coraggioso, lontano dal tedio del tempo e dell'incalzare delle collezioni, Roberto Capucci dopo aver fondato il suo primo atelier nella sua Roma nel 1959, ha debuttato nella Sala Bianca di Palazzo Pitti nel 1952, poi i successi, il lancio della linea a scatola, il consenso e la voglia di andare a Parigi con atelier in rue Cambon dal 1961 al 1968 quando decise di tornare in Italia e di dedicarsi solo all'arte di fare abiti scultura che sono entrati nei musei di tutto il mondo. Il documentario, girato tra Roma, Firenze, Torino, Napoli, Vienna,Milano, Parma, New York, utilizza gli incontri avvenuti negli anni in occasione di eventi come la Mostra "Alla ricerca della regalità" nella Venaria Reale di Torino o "Roberto Capucci e i giovani" al Palazzo Morando di Milano, e si giova di importanti testimonianze come quelle di Anna Fendi, della principessa Maria Pace Odescalchi, di Sylvia Ferino (director of the Picture Gallery at the Kunsthistorisches Museum di Vienna), di Eike Schmidt (direttore degli Uffizi a Firenze), del soprano Raina Kabaivanska, dello scienziato Pierluigi Luisi, del pittore tessile Sidival Fila. Nel film si racconta del no di Capucci ad Anna Magnani, del sì a Silvana Mangano e a Pier Paolo Pasolini e a Rita Levi Montalcini, a cui impose per la consegna del Nobel un abito da gala con piccole ali e coda. Adriana Mulassano ha collaborato alla sceneggiatura.